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La scorsa settimana mi era piaciuto scrivere della Juventus di Pirlo facendo un raffronto con la vecchia favola del “Brutto anatroccolo” deriso da tutti perché diverso dai fratelli e sorelle della sua nidiata. Il finale, conosciuto da tutti, racconta del pulcino spelacchiato che, una volta cresciuto, si rivela uno splendido cigno. La fiaba scritta da Andersen è una puntuale metafora della vita. Credo che il paragone tra la squadra bianconera e le pagine letterarie in questione sia stato più che mai azzeccato e attuale.

E’ un vero peccato che la partita di ieri sera, con la vittoria della Juventus che ha passeggiato sul Cagliari, abbia potuto essere apprezzata da un numero di spettatori esiguo quanto possono esserlo gli abbonati di Dazn. Sarebbe stata l’occasione perfetta per invitare i tanti e troppi scettici detrattori del nuovo allenatore bianconero a rivedere radicalmente i loro pareri di fatto contrari a chi sta veramente mutando la stessa genetica di un gruppo che, con Sarri in panchina, scendeva in campo distratto, confusionario e talvolta depresso. L’esatto opposto di quel che ha mostrato ieri sera.

Dal punto di vista tecnico e tattico nessuna sbavatura. Soprattutto la certezza che la squadra di Pirlo potrà contare su una difesa a prova di attacco nucleare con la coppia formata da De Ligt e Demiral i quali potranno finalmente consentire a Chiellini e a Bonucci di poter pensare alla loro fatale pensione senza recriminazioni. A seguire tutta una serie di perle autentiche il cui valore oltre la scontata presenza fondamentale di Ronaldo e la convinzione di aver visto giusto richiamando Morata. Lo stesso Bernardeschi, tanto sbertucciato negli ultimi tempi, ha dimostrato di aver quasi completato la sua metamorfosi a crescere. Per non dire di Arthur, belle e possente, di Rabiot, finalmente feroce, di Danilo e Cuadrado, soldatini di ferro. Il tutto in attesa del miglior Chiesa e del recupero di Dybala.

Ma la chiave di ogni cosa, a mio avviso, è rappresentata dal “collante” che consente a questo gruppo di funzionare in maniera eccellente. Si tratta della ritrovata gioia di stare insieme e di giocare “uno per tutti e tutti per uno” senza particolari condizionamenti o sensi di colpa. Pirlo, evidentemente, ha saputo liberare la mente dei suoi ragazzi restituendo loro la completa autostima che l’anno passato aveva subito violenti scossoni. Ora tutti sanno di non essere brutti anatroccoli ma cigni. E per la Juventus il futuro è adesso.