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Fischi. Di rabbia. D'orgoglio. Anche un po' di paura, perché è inevitabilmente il sentimento prevalente in questo momento. Cos'accadrà, a questa Juve? Basterà l'orgoglio di una notte a cancellare giorni di vuoto? Lo stimolo che anima i tifosi allo stadio è la reazione da amante ferito, in qualche modo tradito: c'è qualcuno a cui dare la colpa, e nel mirino c'è sempre la FIGC. Che si traduce nell'arbitro (alla fine patisce pure, soprattutto lui), nei vessilli della Lega Serie A, nell'inno fischiato in maniera mai così assordante. Il popolo bianconero è un fiume in piena: non si può fermare neanche davanti all'emozione di un momento, alla felicità che genera un gol. No: è solo la fugace reazione, l'animo predominante è ancora in pena per una classifica difficile da commentare, impossibile da digerire. 

PRE PARTITA - Ma Juve-Atalanta era anche la partita del ritorno allo stadio degli ultras, o comunque di una parte. E della reazione, che oltre ai comunicati social - nei quali avevano attaccato duramente la società - ha prodotto uno striscione che vale una lettera d'amore: in A o in B, noi, cioè loro, saremo sempre qui. L'elmetto, insomma, è stato indossato. Anche se la Juve non sa ancora quale, quante, di che tipo sarà la battaglia da combattere. Il richiamo all'arma del tifo comunque è partito e si è diffuso in tutta la curva. Fischi, cori. Attacchi. Fortissimi. E difese. Nette. 

LA DIREZIONE- Ecco, la direzione sembra netta e il prossimo passo sarà quello di farsi sentire, ancora di più. A prescindere dalla direzione intrapresa dalla giustizia ordinaria, sportiva, di campo e fuori, il tifoso della Juventus non batte in ritirata ma anticipa il destino: è da solo, e contro tutti. E costantemente proiettato nella resistenza di fianco alla Società, vittima - apparentemente - di una sentenza politica che colpisce chi proprio non aveva colpa, cioè i giocatori. Dopo anni di apparente disaffezione, lo scossone ha compattato l'ambiente. Contro Federazione e ciò che rappresenta. Contro la paura di tornare negli inferi. Contro la sensazione d'impotenza, ancora fresca dai ricordi post Calciopoli.