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Quando tra il 2011 e il 2015 veniva fischiata una punizione in zona pericolosa alla Juventus sul pallone andava Andrea Pirlo. Sempre e comunque. Qualcuno ci provava anche a 'togliergliela', ma per lui è come tirare un rigore per altri. E difficilmente le sbagliava. Sopra la barriera o sul palo del portiere, il pallone entrava sempre e comunque. Certe traiettorie che neanche col joystick tra le mani, come se avesse un mirino incorporato per metterla proprio lì dove voleva.

IL PESO DELLE PAROLE - Ecco, da allenatore invece Andrea ha dovuto correggere il tiro. Partito per vincere lo scudetto, oggi si ritrova a -10 dall'Inter capolista con la qualificazione alla prossima Champions ancora in bilico. Fino a ieri l'obiettivo dichiarato dall'allenatore era il decimo tricolore consecutivo. Oggi, nella conferenza stampa alla vigilia del derby, non ha nemmeno pronunciato la parola 'scudetto'. Un cambio di terminologia dietro al quale c'è un cambio di rotta ben preciso: basta illuderci, pensiamo al quarto posto. Era un po' questo il senso, anche perché per la prima volta l'allenatore ha parlato di un 'guardare indietro' in classifica, con il Napoli a -2 avversario mercoledì prossimo e pronto ad approfittare del momento complicato dei bianconeri.

I BONUS - Onesto e sincero Pirlo nella conferenza di oggi, durante la quale ha ammesso che: "Se perdi dieci partite è giusto che vai a casa". Lui per adesso è a quota sei, quattro in campionato e due in Champions. Ha altri tre 'bonus' da giocarsi da qui alla fine della stagione diciamo. Poi, potrebbe arrivare il game over. Qui però non siamo in un videogioco, dietro alle sue parole c'è sincerità e ingenuità di chi ha appena iniziato la carriera da allenatore e deve ancora capire come gestire la comunicazione con i media. Per quello ci sarà tempo, per ora testa bassa e pedalare perché: "Io continuo la mia esperienza nella Juve" ha confermato Andrea. Che oggi, per la prima volta, ha corretto il tiro sull'obiettivo stagionale.