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Intorno alla Juve ora c'è una vera e propria bufera. La calma apparente si è interrotta e Il Fatto Quotidiano elenca oggi tutte le accuse della Procura Federale ai dirigenti bianconeri, Andrea Agnelli in testa. Proprio lui avrebbe permesso, in occasione del derby con il Torino del 23 febbraio 2014, l'ingresso allo Juventus Stadium di petardi e striscioni non autorizzati.

LA POSIZIONE DELLA PROCURA - Le accuse sono pesanti: per la Procura federale Figc, Andrea Agnelli non solo ha incontrato esponenti della malavita organizzata che si spacciavano per ultras, ottenendo così ingenti quantità di biglietti, ma ha persino consentito la suddetta introduzione illecita in occasione di un derby con il Toro. Giuseppe Pecoraro, procuratore federale Figc, ha esaminato le ordinanze di custodia cautelare, le informative dei carabinieri, le intercettazioni e i numerosi interrogatori. Se i dirigenti bianconeri non sono indagati e la società non è ritenuta parte lesa, questo non ha comunque 'salvato' dal deferimento, annunciato da Pecoraro all'ultima pagina del documento di chiusura indagini.

LE SANZIONI - Cosa rischia la Juve? In primis un danno d'immagine non da poco, ma anche ammende, inibizioni e squalifiche del campo. Destinatari della chiusura delle indagini sono stati Agnelli, Alessandro Nicola D’Angelo (addetto sicurezza), Stefano Merulla (responsabile biglietteria) e Francesco Calvo (ex capo del settore commerciale, passato al Barcellona), ma non Marotta. Il dirigente bianconero è stato coinvolto dalla procura federale solo agli inizi di gennaio (la chiusura delle indagini è datata dicembre), proprio su indicazione della società, che ha considerato l'ex dirigente della Sampdoria maggiormente informato rispetto ad Agnelli. I dirigenti bianconeri, ribadiamo, non sono indagati nell'inchiesta di Torino, ma devono rispondere alla giustizia federale e poi decidere se affrontare un dibattimento o concordare una sanzione minore.

ARTICOLO 12 - Ma di cosa viene accusato, in concreto, Agnelli? Di aver favorito - qui citiamo testualmente Il Fatto Quotidiano -, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio, partecipando personalmente, inoltre, in alcune occasioni, a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ultras e assecondando (questo è il passaggio inedito, ndr), in occasione della gara Juventus-Torino del 23.02.2014, l’introduzione all’interno dell’impianto sportivo, a opera di D’Angelo, di materiale pirotecnico vietato e di striscioni rappresentanti contenuti non consentiti al fine di compiacere e acquisire la benevolenza dei tifosi ultras. Quindi, al presidente viene imputata la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e dell’articolo 12 (con riferimento ai commi 1,2,3 e 9) del codice di giustizia sportiva per le stagioni che vanno dal 2011/12 al 2015/16.

LE CONTESTAZIONI - Di seguito i commi 1,2,3 e 9 a cui si fa riferimento sopra. Comma 1:  “Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori”. Comma 2: “Le società sono tenute all’osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate”. Comma 3 : “Le società rispondono per la introduzione o utilizzazione negli impianti sportivi di materiale pirotecnico di qualsiasi genere, di strumenti e oggetti comunque idonei a offendere, di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni oscene, oltraggiose, minacciose o incitanti alla violenza”. Comma 9: “Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società”.