LA GRINTA DI MERIO - Leonardo Merio, centrocampista di enorme duttilità e dotato di grande corsa (senza sacrificare la qualità), abituato a essere un perno di tutte le Juventus in cui ha giocato - arrivava da una stagione con gli Under 17 in cui era stato il più impiegato - ha dovuto assaporare l'anonimato e la panchina. Non facile, ma non ha mai fiatato. Testa bassa e voglia di mettersi in mostra, impegno massimo agli allenamenti e ora è il momento di raccogliere quanto seminato. La Nazionale è servita per ricordargli il suo valore anche nei momenti più bui, ora è il momento di prendersi la Juve. Seguendo l'esempio di Romagna, che è stato più forte degli infortuni e della sfortuna e, senza mai perdere garbo ed educazione, è diventato simbolo dopo una vita in bianconero.
IL MOMENTO DI TRIPALDELLI - Alessandro Tripaldelli ha avuto qualche chance in più per mettersi in mostra, soprattutto quando sono mancati Beruatto e Rogerio. E ha sempre risposto alla grande. Quando titolare, costantemente tra i migliori. Non è bastato però per guadagnarsi altre chance e il finale di stagione è trascorso tra l'amarezza e la voglia di spaccare il mondo. Perché parliamo di uno definito praticamente universalmente uno dei migliori prospetti in quel ruolo. Un giocatore cresciuto a vista d'occhio di stagione in stagione, che per un anno ha guardato gli altri. Ora, però, è il suo momento. Il momento di dimostrare le sue indiscutibili qualità. Con gli occhi di diverse società di Serie B (e non solo) già addosso. La nuova Primavera passerà dalla sua testa e dai suoi piedi. E da quelli di Merio, a cui lo lega un'amicizia ormai storica.
@Edosiddi