Una “mossa”, quella studiata dall’allenatore, di forte impatto popolare che provvederebbe anche a normalizzare in positivo quel clima di diffidenza, peraltro immotivata, che ha caratterizzato gli umori non sempre gradevoli di alcune frange verso il nuovo arrivato. Non una “ruffianata” o un atto di sfacciata diplomazia elementare, ma un gesto di “normalizzazione” e di “umanizzazione” per la dignità di un calcio eccessivamente “blindato”.
Un autentico ritorno ai meccanismi antichi, ma sempre buoni, che prevedevano il rispetto di un gioco nato con la gente e per la gente e messo in pratica da protagonisti “visibili” in carne e ossa piuttosto che come personaggi virtuali da “war game”. Per i tifosi di una certa età vorrebbe dire poter rivivere una volta o due la settimana, le emozioni provate quando tutti potevano assistere alle partitelle del giovedì nella tribunetta del Campo Combi di Torino. Per i più giovani di tratterebbe di una gran bella novità oltreché di poter conoscere i loro campioni un poco più da vicino.
Fermo restando che per ovvi motivi telecamere e cineprese assortite verrebbero tenute fuori, l’augurio è quello che il progetto sia assai di più di una semplice speranza e riesca a realizzarsi. Sicuramente non basta la volontà di Sarri, ma occorre che la società conceda il proprio placet evitando, per una volta, di non badare al ritorno economico, bensì al rapporto con i suoi tifosi. Si tratterebbe sicuramente di una piccola ma molto importante rivoluzione dei costumi la quale aiuterebbe non poco a rendere l’intero movimento meno scientifico e autenticamente popolare. La Juventus, apripista storica di tante vie nuove, in questo caso verrebbe ricordata e apprezzata come la società capace di usare le cose belle del passato per aprire la porta su di un futuro altrettanto intrigante e giusto.