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Giurisprudenza, gradi di giudizio, garantismo. Parole sconosciute quando di mezzo c’è la Juventus. Tra social e commentatori vari, la sentenza è emessa ancor prima che il processo abbia inizio: colpevole Agnelli, colpevole l’intera dirigenza, colpevole tutto il club e i tifosi che lo sostengono. Non ci deve stupire, perché alla lontana il clima che si sta creando ricorda quello del 2006. Non ci stupisce, ma allo stesso tempo non ci deve vedere passivi rispetto a quanto accade: è il momento, questo, di compattarsi intorno ai colori bianconeri, perché se non lo facciamo noi non saranno certo gli altri a difenderci.
 
Dicevamo del clima: aria pesante intorno alla Juventus, irrespirabile. I primi frutti dell’assedio mediatico e non. Oltre a questo l’episodio vergognoso avvenuto a Sesto, dove si è giocata la partita tra Inter e Juventus Women. Presente sugli spalti anche la Curva Nord. Per sostenere le nerazzurre, direte voi. No, niente di tutto questo. E no, non è una forzatura ma la realtà, dimostrata dal coro intonato: “Noi le donne non le tifiamo”. E allora cosa ci stavano a fare allo stadio? Semplice, per cavalcare la marea antijuventina che sta montando in questi giorni: “Tornerete in Serie B”, “Sapete solo rubare”. Chissà, probabilmente sperano – alimentando e alimentandosi delle voci intorno alla Juve – di arricchire il proprio palmares, non sarebbe una novità.
 
E allora, per ribadire, occorre che il tifo juventino si compatti. Non ciecamente, non serve mettere i paraocchi e cancellare errori di gestione che sono stati fatti e questo è innegabile. Serve, però, guardare al nuovo corso con serenità e fiducia: tutti insieme, fino alla fine.