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È nostro dovere prendere molto sul serio Juve-Novara (5-0), la prima e ultima amichevole precampionato disputata dai bianconeri questa domenica mattina. A prescindere dagli sviluppi di mercato, dalle assenze e quant’altro (le eventuali modifiche future), un fatto solare è che la mano di Pirlo si vede già. A me è sembrato addirittura ben al di là dei cambiamenti macroscopici, come può esserlo appunto il passaggio di sistema di cui parleremo principalmente oggi. Rispetto a Sarri, resta sì l’ossessione del dominio attraverso il palleggio, resta sì il pressing alto e la riaggressione immediata, ma in una versione più aggiornata, più all’ avanguardia. La squadra è parsa infatti più fluida, come liberata, e la regia si mostrava finalmente diffusa, non più monopolio di un singolo giocatore (il Jorginho della situazione).   
 
CHE MODULO ERA? – Dunque con che modulo ha giocato la prima Juve di Pirlo? Ha ancora senso parlare di moduli? Quando noi giornalisti facciamo il tabellino, dobbiamo per forza di cose sintetizzare, il che significa scegliere, semplificare. Avrete letto senz’altro (e non senza ragioni) dei 3-4-3, dei 3-4-1-2, dei 3-5-2. Qui sopra abbiamo spazio per capirci un po’ meglio: la Juve del primo tempo è partita da un sistema difensivo a quattro, un tradizionalissimo 4-4-2.   



Qualsiasi scivolamento difensivo lo conferma. Coppia di centrali: Bonucci, Chiellini. Terzini: Danilo e Alex Sandro. Mediana: Rabiot, McKennie. Attacco: Ronaldo, Kulusevski. Significativa la posizione di Ramsey, là dove di solito  Allegri e Sarri schieravano il portaborse di Ronaldo, un factotum, uno sgobbone pronto a sacrificarsi per equilibrare la squadra. Cerchiamo di capire il perché di questa scelta. 



IL TRUCCO – Sarebbe altrettanto fuorviante limitarsi a dire 4-4-2. Molto limitante. Dobbiamo infatti considerare un trucco. In costruzione e nello sviluppo offensivo. Una spinta che innescava le varianti, trasformando anzitutto la difesa a quattro in impostazione a tre: Alex Sandro saliva a fissare l’ampiezza a sinistra, praticamente fino alla linea difensiva degli avversari. Danilo dall’altra parte stringeva, ma anche Ramsey il centrocampista di sinistra del 4-4-2. A destra Cuadrado fissava l’ampiezza opposto ad Alex Sandro.     



Ad essere davvero precisi non avremmo potuto stabilire se si trattasse di un 3-4-1-2, un 3-4-3 o un 3-5-2 in fase offensiva. La posizione di Ramsey infatti era talmente instabile, variabile, e così scientemente indeterminata, che parlare ancora di ruolo sarebbe stato appunto riduttivo. In costruzione Ramsey galleggiava a piacimento tra le linee, così come i due attaccanti. Più spesso cercava posizione accordandosi con quella di CR7.



Se il primo era al centro (Ronaldo si è mosso in grande libertà, senza alcun vincolo, mai però da esterno), il gallese faceva quasi il terzo attaccante a sinistra o la mezzala sinistra (se vogliamo usare ancora questa terminologia superata), ma quando Ronaldo si riposava appena defilato sul centrosinistra, allora Ramsey si spostava al centro, un po’ trequarti un po’ falso nove. Faremmo prima a dire che invadeva e occupava gli spazi tra le linee, al pari di Kulusevski e CR7. In associazioni libere con CR7 e Kulusevski.



ÀLEA – A un certo punto la Juve era simile a quelle composizioni musicali in parte strutturate e in parte aleatorie. La costruzione bassa era piuttosto rigida, con i tre bloccati davanti al cerchio della  metà campo. Sulla trequarti avversaria invece, dentro a questo cerchio arancione, volti e numeri di maglia erano indifferenti, una vera e propria bolla di indeterminazione. Durante il possesso, infatti, le costellazioni di giocatori interne a questo spazio erano mutevoli e, soprattutto, indeterminabili.  



SENZA CR7: 3-4-3 PURO – Nella ripresa, invece, ovvero senza CR7, la Juve è scesa in campo con un 3-4-3 purissimo e forse un pochettino più ‘rigido’. Ramsey aveva definitivamente abbandonato la funzione di esterno di centrocampo per trasformarsi a tutti gli effetti in uno dei tre attaccanti strettissimi, quello di sinistra. Al centro del tridentino c’era Pjaca, mentre a destra, anche lui praticamente mai coi piedi sulla linea del fallo laterale, Douglas Costa. Larghi a fissare l’ampiezza stavano da una parte Pellegrini e dall’altra Cuadrado. In mezzo al campo, al posto dei positivi Rabiot e McKennie, hanno giocato Arthur e Bentancur. La costante di questa partita è stata infatti il doble pivote, la novità vera della giornata. Pirlo non vuole Pirli? È un modo per rendere meno prevedibile la costruzione?   



Guardate dove stavano i due braccetti della difesa a tre del secondo tempo (due terzini!): praticamente all’altezza dei due mediani, con Demiral staccato dietro a fare il sostegno.



Per chiudere la gara senza sbavature e gol subiti, Pirlo ha optato poi per un ripiegamento difensivo che non disdegnava una linea a cinque dietro, con Nicolussi Caviglia che, entrato al posto di Ramsey tornava a dare una mano ai due centrocampisti un po’ più di Douglas Costa, l’altro esterno del tridentino.