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Lo strano interludio in cui è piombato il calcio italiano per il Covid 19 (ma anche all’estero potrebbero esserci novità) ha, quasi del tutto, sospeso il calcio giocato a causa di altre, più cogenti questioni. Dove eravamo restati con la Juve? Ah sì, alla pessima prova contro il Lione e a due mesi di aurea (dato il primo posto in classifica con un virtuale punto di vantaggio) mediocrità. Molti non l’hanno voluta vedere, aggrappandosi al punteggio e alla concreta possibilità che l’1 a 0 subìto permetta il passaggio del turno. Ma, a questo punto, dovrebbe essere finalmente chiaro: la squadra ha bisogno di un radicale cambiamento, a cui è bene pensare fin da ora.
 
Non si vuole riproporre la diatriba Allegri sì-Allegri no, però un ultimo merito l’allenatore labronico, l’ha avuto. Verso la fine del campionato scorso, in dirittura d’arrivo per vincere l’ennesimo scudetto, espresse una posizione netta: la Juve non era da variare con qualche innesto, era da cambiare in maniera radicale. Non due giocatori da vendere e due da acquistarne. No, la rosa sarebbe dovuta cambiare in almeno sei elementi. Centrocampo e difesa su tutti.
 
Ecco, al di là dei risultati (mai così in bilico negli ultimi anni) dopo l’insufficiente impatto di Rabiot e Ramsey, la Juventus dovrebbe ripensare interamente il proprio centrocampo e migliorare vistosamente nei terzini. Sembra sufficiente l’innesto di Luca Pellegrini a fronte di prestazioni meccanicamente scialbe di Alex Sandro, di una perenne opacità di Danilo, d’un’intermittenza di De Sciglio? Lo stesso Chiellini potrà essere impiegato col contagocce, ma se Demiral si riprenderà, almeno nel settore difensivo centrale ci saranno più garanzie. Ancor più importante, evitare di considerare e riconsiderare ogni volta il ruolo di Pjanic: non è e non sarà mai un giocatore squadra. Se la Juve non avrà il coraggio di un cambiamento radicale, anche lo scudetto potrebbe diventare un miraggio. Figuriamoci la Champions.