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Un mega problema è stato risolto, anche in maniera pressoché netta: la Juve ha messo da parte i vecchi e soliti patemi. Si è lasciata alle spalle le storie d'inconcludenza, di fragilità offensiva, di distrazione generale, se non quella legata al singolo (che ci può pure stare, che è comunque naturale). Sì, la sensazione è che ora la Juve sia proprio un'altra roba. Bella non lo sarà mai, ma è cazzuta, così come vuole Allegri. Così come dev'essere in particolare in questo momento, legandosi ovviamente a quanto accaduto e a quanto accadrà. E' stato anche questo, Juventus-Toro: una boccata d'ossigeno tra nuove e migliaia di carte, che scrivono un'altra pagina del fantasma inchiesta. Lo stesso fantasma che oggi priva un gruppo di 50 punti fatti, più i due della Salernitana.

LA VERA DIPENDENZA - Una boccata d'ossigeno, sì, eccome. Perché all'inizio rischiava di mettersi in piena tempesta e dalle tempeste questa squadra spesso ha perso bussola, comandante, strada, visione. Gli episodi l'avevano accartocciata e gli episodi l'hanno distesa, come un foglio di carta sul quale vale la pena appuntarsi due mosse importanti di Allegri: intanto la fiducia a Barrenechea, che copre la pressione del Toro e dà una mano soprattutto di fisico (e non di visione); poi il triplo cambio del 65': dentro Chiesa, Pogba e - vabbè - De Sciglio. Un segnale importante, anche per definire la distanza tra i bianconeri e il Toro, soprattutto quando a farlo non può essere la classifica riscritta. La vera dipendenza della Juventus però passa sempre dagli esterni: Kostic è tornato il giocatore pre Mondiale, di una costanza meravigliosa e fondamentale; Cuadrado ha risposto pure dal punto di vista offensivo: ce n'era bisogno. 

REAZIONE E IMPREVISTI - La vera prova superata però resta tutta mentale: la squadra non solo risponde alle difficoltà dei momenti singoli della gara - dove pure aveva fallito più e più volte -, ma mette in secondo piano tutte le paturnie della gestione, delle energie mentali e fisiche, degli uomini sempre in campo (le prestazioni di Kostic e Danilo, per capirci), della tenuta di questa testa che un giorno deve evitare il tracollo ai playoff di Europa League e l'altro dare continuità in un campionato oggettivamente complicato da rialzare. Bene, bravi, bis: essere la Juve non vuol dire essere da Juve, la personalità non è certo un tratto ereditario. Questo gruppo sta diventando tutto ciò che Allegri, almeno dal punto di vista emotivo, si aspettava e augurava.