A questo principio - spiega ancora il quotidiano - si affianca quello della competitività, un aspetto a cui Vlahovic può certamente contribuire in misura concreta. La Vecchia Signora, dunque, non si è vietata gli investimenti di mercato, purchè siano tali nel vero senso della parola. In sostanza, "non somme di denaro a fondo perduto, per giocatori che non potrebbero mai essere rivenduti a cifre consistenti (vedi Gonzalo Higuain preso a 90 milioni a 28 anni o lo stesso Cristiano Ronaldo pagato 100 a 33 anni), ma acquisti che nel giro di tre o quattro anni potrebbero essere rivenduti allo stesso prezzo, se non superiore. L'esempio, in questo senso, è Matthjis De Ligt, che è costato 75 milioni (più 10 di commissioni a Raiola) e oggi potrebbe fruttarne altrettanti. O Federico Chiesa, che costerà (una volta pagato tutto) circa 55/60 milioni e che ha ricevuto la corte del Bayern Monaco pronto a pagarlo 70".
Certo, la Juventus spendendo 60 milioni per Vlahovic investirebbe una parte consistente della fetta dell'ultimo aumento di capitale destinata al mercato dei prossimi tre anni. Ma è noto anche che sono all'orizzonte cessioni e dismissioni che potranno portare nuove risorse o anche alleviare i costi del monte ingaggi.