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Per l'ennesima volta, la Juve non merita la Champions. Per l'ennesima volta, il vuoto che risuona dallo Stadium è così pesante, così disarmante, così scioccante da annullare qualsiasi traccia di futuro. Perché questo è il dramma più grosso: uno 0-3 netto del Milan non annulla - o quasi - solo la rincorsa alla Champions, ma condanna il club a un futuro gramo, preoccupante, verso il quale è completamente impossibile ogni pensiero, scenario, immaginario. Ed è dura, ed è un fallimento. Ed è la notte più lunga, dove tutto è in discussione e Pirlo è a un passo dai saluti. Che arrivino tra un'ora o tra un mese, a questo punto, quanto conta? 

LE SCELTE PEGGIORI - Le scelte peggiori nel particolare di Juve-Milan che si riflettono nelle scelte generali sulla gestione Pirlo. L'azzardo della società oggi è l'immagine di un passo nel vuoto, che annulla un gap che sembrava insormontabile, irraggiungibile, e invece è stato accartocciato da Antonio Conte e dalla cavalcata dell'Inter, schiantato definitivamente dalla passerella d'onore del Milan. Quanto ci ha messo del suo, la Juventus? Tantissimo. Nei singoli e nel gruppo. Venendo meno proprio lì dov'era partita la missione del bresciano: ricostruire la forza mentale della prima era Conte. Probabilmente, non aveva fatto i conti con il tempo passato e con la qualità inesistente di questo centrocampo. Visto Bentancur? Rabiot a mezzo servizio? E i cambi? Ogni pezzetto di quest'annata disastrosa è stata costruita a monte, e dal monte la Juve cade rovinosamente: aveva una vista senza eguali e si è dimostrata incapace di goderne e di ricostruire. Ché non vincere può anche sussistere nelle norme dello sport, però un crollo verticale di questo tipo no. Non esiste. E porta dubbi sul presente e fortissime riflessioni sul futuro, oltre a un unico e meritato responsabile: la guida tecnica.

ADDIO PIRLO - La prima riflessione sarà chiaramente su Pirlo. A catena arriveranno tutti - ma proprio tutti -, con Cristiano Ronaldo portabandiera della disfatta. La Juve è inevitabilmente portata al reset, dal quale dovrà poi ripartire senza più ambizioni, perché non ha semplicemente la forza di ricrearsele. Ci sarà da ricreare una base tattica e un gruppo di uomini, sostanzialmente una squadra. E in quanti chiederebbero di andar via senza Champions? Siamo davanti a un restyling forzato e dalle forzature non nascono fiori, al limite il giusto concime. Sì, è la notte più dura e lo scotto da pagare è aver improvvisato con chi non è mai stato all'altezza. Buona rivoluzione a chi vorrà assistere.