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Con tutto il riguardo dovuto, voglio dissentire da ciò che ha sempre sostenuto il grande presidente della Juventus Giampiero Boniperti con la sua perentoria affermazione “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Ritengo che ci sia modo e modo per arrivare primi al traguardo. Quello che, a scanso di ribaltoni piuttosto inimmaginabili, sta portando la Juventus alla conquista del suo nono scudetto consecutivo non mi garba affatto.

Nella storia della società bianconera sono due i trofei dei quali, personalmente e da vecchio appassionato juventino, avrei desiderato non vedere. Il primo su tutti è quella Coppa dei Campioni vinta e poi ostentata a Bruxelles alla fine della tragica notte dell’Heysel. Non a caso moti dei protagonisti di allora rispondono con fastidio alle domande quando si tratta di ricordare quell’evento. Il secondo fa capo allo scudetto conquistato certamente sul campo, ma sporcato ignobilmente in cabina di regia dalle macchinazioni della “triade” in virtù della quale toccò sperimentare la vergogna della retrocessione per motivi infamanti.

Oggi la Juventus ha l’opportunità concreta di risolvere la questione del tItolo di campione d’Italia in maniera del tutto corretta con buona pace anche dei complottisti di mestiere ai quali sarebbe bene ricordare ciò che diceva il saggio Vujadin Boskov ovvero “Rigore è quando arbitro fischia”. Uno scudetto, dunque, assolutamente legittimo, mai dovesse arrivare, il quale però a differenza di tutti gli altri che l’hanno preceduto avrà il sapore piuttosto anonimo del pesce freddo e che, almeno io, festeggerò al massimo con un bicchiere di spumante da supermercato e non certo con lo champagne delle grandi occasioni.

Senza voler togliere nulla al merito dei giocatori e dell’allenatore vorrei sottolineare quanto sia stato ben poco coinvolgente, sia sul piano emotivo e sia su quello spettacolare, il cammino della squadra bianconera verso il traguardo che, battendo domani la Lazio, avrà praticamente raggiunto. Sarà, è ovvio, la fine di un campionato decisamente strano e atipico perché condizionato da una tragedia che ha reso anche il calcio un evento risibile. Ma l’eccezionalità del momento storico ha riguardato tutti e non soltanto la Juventus la quale, viste le sue forze in campo, avrebbe dovuto dare dimostrazione della sua grandezza divertendosi e divertendo.

Al contrario, dovendo tirare le somme, ci troviamo a fare di conto con una squadra la quale è riuscita appena a svolgere il suo compitino senza infamia e senza lode quasi per dovere d’ufficio e non per desiderio di proporsi come un’autentica prima della classe. Soprattutto senza scaldare i cuori. Scaricare le responsabilità su questo o su quello sarebbe inutile e non avrebbe alcun senso. Prendere atto, però, che si tratterà o che si tratterebbe di uno scudetto di panna montata non se ne può fare a meno. E tutto ciò, per un vecchio tifoso, è deprimente.