La Juventus, tra poche ore, scenderà in campo contro il Porto privo di uno dei suoi leader storici oltrechè di un campione corteggiato e non a caso dalle società più prestigiose d’Europa. Una scelta che il tecnico bianconero ha voluto definire obbligata per ragioni non certamente tecniche ma etiche. Una presa di posizione rigida e rigorosa al limite del “caporalesco” che sotto il profilo dell’osservanza alle regole professionali non fa una piega. Salvo tonare indietro di pochissimo e ricordare che prima Dybala e poi Lichesteiner non riuscirono a domare il loro sentimento di pubblica insofferenza nei confronti del loro allenatore.
E già questo fatto dei due pesi e delle due misure lascia perplessi. In più, come elemento di valore aggiunto, occorre tener presente che Leonardo Bonucci seppure per motivi privati e comunque altamente drammatici ha dovuto sopportare e gestire uno stress di proporzioni enormi. E siccome, come tutti, non è un robot avrebbe il sacro diritto di venir almeno compreso se non giustificato per il suo scatto di nervi plateale.
Massimiliano Allegri, dal canto suo, non può e non deve sentirsi in colpa o fornire spiegazioni per il suo gesto più autoritario che non autorevole. Lui è il direttore d’orchestra, fino prova contraria, e soprattutto viene pagato per fare l’allenatore anziché lo psicologo. Ragion per cui, nel mondo militaresco del pallone quando fa comodo, la voce grossa e la muscolarità non possono essere contestate più di tanto.
Peccato che l’evento si sia verificato e sia esploso proprio poche ore prima di una partita che potrebbe valere un pezzetto di Champions. Il trofeo più ambito a scudetto ormai vinto. Eppoi, bene o male. Bonucci non è un giocatore qualunque, ma il rappresentate di quella vecchia guardia che da tre anni porta la carretta sulle spalle anche nel nome di Allegri. Questa sera non ci sarà. Sicuramente, a livello psicologico, sia Chiellini e sia Barzagli già non al massimo della condizione fisica patiranno l’assenza del compagno e amico. Oppure no.
E allora, in caso positivo, il dissidio tra l’allenatore e il difensore escluso verrà archiviato e poi scordato.
Che il dio palla voglia così. Per Allegri, naturalmente. Contrariamente e sfortunatamente il danno sarebbe enorme. Ma la cosa più grave è che a pagare il prezzo più alto non sarebbe il tecnico, destinato in ogni caso e prima o poi, ad andarsene via. La caporalata di Allegri ricadrebbe sulla Juventus. E non sarebbe giusto. Le conseguenze ancora peggiori.