commenta

La Juve ha virtualmente vinto lo scudetto: pensare che lasci punti in casa contro Bologna e Verona, oltre a rimediare una sconfitta a Roma, pare davvero impossibile, benché nel calcio ne abbiamo viste di tutti i colori. Questo non significa che da quelle parti vada tutto bene. Anzi.

 

La Juve arriva alla fine della stagione evidenziando lacune che mai avevamo visto. Non in attacco, ovviamente, dove la scelta è amplissima e ricca, ma certamente in difesa e a centrocampo. Allegri ha giocato le ultime partite schierando, là dietro, calciatori improbabili: i consunti Barzagli e Lichtsteiner, Howedes che in stagione non ha quasi mai giocato, l'eterno incompiuto Rugani, perfino un'ala come Cuadrado rispolverato terzino. Ha ancora la difesa meno battuta, è vero, ma non è stata certo infallibile nei momenti topici della stagione, da Madrid a Crotone fino alla sfida con il Napoli. E in mezzo è acclarato che, al di là del trio titolare (Pjanic, Khedira, Matuidi), le alternative non siano competitive, tant'è vero che l'allenatore, in assenza di uno dei tre citati, spesso ha deciso di cambiare modulo impiegandone solo due. Marchisio non ritrova l'antico smalto, Sturaro non è da Juve, Bentancur non lo è ancora.

 

Serve, insomma, una piccola/grande rivoluzione, che partirà da Caldara e Spinazzola ma dovrà per forza essere più profonda. E che potrebbe anche toccare Allegri: sia lui che la Juve potrebbero avere la necessità di una ventata di novità, di un grande cambiamento, benché il suo ciclo rimanga straordinario e quasi certamente inimitabile.

 

Cambiare quando si vince è più difficile che farlo dopo una stagione deludente. Chissà se la Juve, le cui qualità dirigenziali sono al di sopra di ogni dubbio, avrà la forza per portare avanti una rivoluzione con lo scudetto sul petto.

 

@steagresti