commenta
Limitare tutto ad un mero fattore tattico sarebbe sbagliato. È vero: quando Morata è in campo la Juve gioca meglio, perché trova spazi in verticale che altrimenti fatica a scovare e occupare. L'attaccante spagnolo è bravo a dare profondità, allungare le difese avversarie e in questo modo creare spazi e aiutare i rifinitori che in questo modo hanno più opzioni oltre al limitarsi al passaggio all'indietro o al tocco ravvicinato. È altrettanto vero, però, che nella stagione 2020/2021 la Juventus ha trovato un Alvaro Morata uomo e leader, più maturo rispetto a quello della precedente esperienza a Torino e, soprattutto, con le spalle abbastanza larghe e forti da sopportare il peso non solo del reparto avanzato ma di tutta la Juventus. Un ulteriore step di crescita, sotto questo punto di vista, sembra essere stato il virus contratto nelle ultime settimane. Dal suo ritorno, la Juve ha riscoperto un Morata ancora più protagonista, non solo in campo, come successo questa sera, ma anche fuori. Le sue dichiarazioni, le esultanze rabbiose sono la prova che il calciatore spagnolo è diventato un punto di riferimento dello spogliatoio di Pirlo e la "fame" che ha dimostrato è quell'elemento magico che all'interno dell'ambiente bianconero sembrava mancare ma che è il motore di tutto, come si è visto contro la Lazio. Da qui la Juve deve ripartire: non solo dalle qualità indiscutibili del Morata calciatore ma, soprattutto, da tutto quello che sta dando a livello mentale. Benzina nelle gambe e nella testa che sarà vitale per approcciare la gara di martedì contro il Porto.