20
Da inizio stagione è così. Appena manca un giocatore, quel reparto si trova in emergenza. Inevitabilmente. Perché la rosa della Juve resta di primo piano su scala internazionale, ma incompleta. I giocatori a disposizione di Andrea Pirlo, nella migliore delle ipotesi, sono 22 compresi i tre portieri. Per ipotizzare una doppia formazione è stato necessario aggregare stabilmente Gianluca Frabotta e poi continuare a pescare un ventiduesimo, prima Manolo Portanova ora Nicolò Fagioli al netto degli infortuni. Solo che fin dall'inizio si sapeva che questa sarebbe stata una stagione complessa quanto compressa, giocando sempre senza sosta anche tutta una serie di infortuni quantomeno muscolari erano assolutamente da mettere in preventivo. Per non parlare della variabile impazzita Covid. Con una rosa così ridotta le rotazioni sono state spesso obbligate, uno o più assenze in contemporanea hanno quindi costretto Pirlo a spremere quasi sempre anche chi avrebbe avuto bisogno di rifiatare. Creando così un circolo vizioso che rischia di costare molto caro. Basti pensare solo alle condizioni del centrocampo per fare un esempio: Arthur è out, Ramsey parte e si ferma, così McKennie deve stringere i denti quando avrebbe bisogno di riposarsi anche a causa di un problema al fianco, così Bentancur deve giocare nonostante il taglio al piede avrebbe avuto bisogno di più tempo, così il rischio infortuni per chi resiste aumenta e non se ne esce. Un altro esempio, in attacco: per stessa bocca di Pirlo la gestione di Morata e Kulusevski procede col cronometro in mano non avendo alternative che possano consentire una conduzione prettamente tecnico-tattica, almeno in assenza di Dybala.

LA SOLUZIONE – La soluzione è quella che la Juve non ha voluto o potuto applicare: il mercato. Mai come in questa stagione sarebbe servita una campagna acquisti reale, già per l'immediato e per la prima squadra, non soltanto legata a operazione di bilancio o magari di prospettiva. Questa volta il mercato di riparazione sarebbe servito per riparare. Un attaccante, a lungo, è stato inseguito ma non si sono verificate le condizioni che potessero consentire alla Juve di raggiungere l'obiettivo: la crisi non perdona, la differenza tra obbligo e diritto di riscatto ha reso impraticabile alla fine la pista Scamacca, così come nell'arco di 48 ore è tramontata l'ipotesi Quagliarella sostanzialmente perché la Juve non ha voluto proporre più di 6 mesi di contratto e forse proprio il capitano blucerchiato è stato l'attaccante più vicino. Se delle rotazioni obbligate in attacco ha parlato più volte pure lo stesso Pirlo, è però a centrocampo che la Juve avrebbe avuto bisogno di un uomo in più. Sfumato il sogno Pogba subito in prestito, poi nessuna trattativa è realmente decollata, considerando l'inaffidabilità fisica di Ramsey quattro uomini per tre posti sono davvero troppo pochi. E il rischio è proprio quello di spremere troppo chi c'è, dovendo fare i conti con troppi elementi che troppo spesso non ci sono. Il problema era chiaro e la soluzione pure. Per scelta o per necessità, però, alla fine la Juve ha optato per un non-mercato, anche condizionato dalla lunga attesa per l'addio di Sami Khedira. Il rischio di pagare questa strategia, ora, è sempre più concreto.