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Un carattere ce l'ha, questa Juventus. Ed è quello che pian piano si sta formando. Ed è un ibrido che a volte basta, a volte si nasconde, altre volte gioca sulle corde della consapevolezza. L'umore post Lisbona è stato chiaro sin dalle prime battute di Lecce: il nervosismo era palese, neanche latente, si è addirittura tradotto in quattro cartellini gialli in 28 minuti. Il significato: tutti volevano dimostrare di giocarsi un posto speciale in questa squadra, nessuno voleva finire nel calderone di chi è finito sotto processo. Dai media, dalla società, dal tecnico stesso. 

DA DOVE PARTE - Allegri era stato piuttosto chiaro, come raccontato in un retroscena di questa mattina: la maglia è pesante, e allora si tirino fuori gli attributi. La Juve si è ritrovata a fare esattamente la partita sporca che si aspettava. Nel mezzo di tanti errori è stata persino intelligente. E se il Lecce non ha mai avuto modo di trovare sfoghi con continuità, è perché l'attenzione l'ha fatta da padrona. Pian piano è arrivato il gioco, pian piano sono fioccate le occasioni. Si è rivista la difficoltà nell'andare in rete, ma senza Vlahovic e Di Maria, con Milik spesso troppo solo, come poteva andare? Non diversamente. 

I PROSSIMI PASSI - Se vincere aiuta a vincere, questa vittoria aiuterà a generare anche nuove consapevolezze. Psg e Inter sono treni da prendere al volo: può andar bene, può andar male, ma non devono intaccare la nuova umiltà che contraddistingue la Juventus. Perché di questo si tratta: di scendere a compromessi con la propria dimensione, di livellarsi all'altezza dell'avversario e di giocare la stessa partita. In questo, almeno in questo, Allegri ha sempre fatto osservazioni puntuali: la luna, e cioè la vetta, è lontanissima; la prossima, invece, è vicinissima. Vivere alla giornata non sarà da squadra matura, ma è fondamentale per non perdere il terreno sotto i piedi. Ora che l'ha ritrovato, questo gruppo può prendere la rincorsa per tornare in alto.