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Era un giorno d’estate di quasi un secolo fa - anno di grazia 1923 - quando un Agnelli mise piede per la prima volta nella Juventus. Essendo di famiglia ricchissima, Edoardo entrò ovviamente dalla porta principale: fu eletto presidente. Aveva grandi ambizioni, che riuscì a soddisfare: fu lui a creare la squadra del Quinquennio, capace di vincere scudetti in serie dal 1930 al 1935 (quando morì, poco più che quarantenne, a causa di un incidente in idrovolante). Solo Andrea Agnelli, il nipote, è stato capace di conquistare più titoli di fila.

In questo secolo, la famiglia Agnelli è stata la più potente del nostro Paese: sulla storia d’Italia ha pesato quanto e più di una dinastia reale. Una casata con infinite storie una dentro all’altra, una accanto all’altra, una contro l’altra: ricchezza e tragedie, progresso e liti, grandeur e piccolezze. Un percorso segnato da faide interne che hanno turbato, a volte squassato, l’armonia degli Agnelli, e che si sono riflesse nella Juventus. Il club di famiglia, il fiore all’occhiello, la parte forse più visibile, certamente più popolare, di una realtà costruita con tante cose differenti e basata, ovviamente, sull’industria automobilistica. Spesso proprio il club bianconero è stato il teatro dello scontro tra parenti serpenti, tra fratelli coltelli.

Celeberrimo, ad esempio, il duello rusticano per il predominio all’interno della società andato in scena negli anni Novanta: da una parte Boniperti, una creatura di Gianni Agnelli, la sua emanazione nel mondo del calcio; dall’altra gli “Umbertiani”, devoti appunto a Umberto, fratello minore di Gianni e a lui sempre contrapposto. Erano, questi, Giraudo e Moggi (più Bettega). Mantennero il potere vincendo tutto e risanando i conti, ma non appena si apriva una falla - magari uno scivolone etico, di stile, di comportamento - ecco che subito la corrente opposta rialzava la testa. Calciopoli fu la resa dei conti: i dirigenti di quella Juve vennero abbandonati da tutti, ci fu una temporanea e passeggera restaurazione, fino all’avvento alla presidenza di Andrea Agnelli.

La resa dei conti, un’altra, potrebbe arrivare presto. Le condizioni non sono molto diverse da allora, perché dopo il periodo dei trionfi c’è quello delle difficoltà, economiche e di risultati. Ma, soprattutto, ci sono le questioni giudiziarie, che diventano gravi danni di immagine: Agnelli ha resistito a tanti guai seri, all’inchiesta sui rapporti con gli ultrà e anche all’imbarazzante pastrocchio del passaporto di Suarez; il caso plusvalenze, con tanto di inchiesta della magistratura e di offensiva della Consob, probabilmente gli sarà fatale. Del resto, al di là dei sorrisi di facciata, i rapporti tra Elkann - che ha in mano la cassaforte di famiglia - e il cugino non sono affatto sereni. E’ la riedizione dello scontro tra Giovanni, nonno di John, e Umberto, padre di Andrea. Un altro capitolo della saga, con la Juve come campo di battaglia.

@steagresti