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Domenica, la bordata è quella partita dalla viva voce di Paulo Dybala. Lunedì, la reazione anche più violenta, a opera di Andrea Agnelli. Mercoledì è toccato invece a Fabio Paratici provare a voltare pagina. Anche se, analizzando le dichiarazioni rilasciate nel corso del tempo, qualche contraddizione non manca di certo. In estrema sintesi, la trattativa per il rinnovo si può riassumere così per punti: dopo la rottura dell'estate 2019 e il rilancio di Dybala è iniziata la negoziazione già sul finire del 2019, prima dell'effetto Covid la base anche economica era diversa da quella che poi si è trasformata nell'offerta definitiva (?) della Juve presentata in estate che parla di un ingaggio da quasi 10 milioni netti bonus inclusi, rifiutata da Dybala e il suo agente Jorge Antun che al contrario vogliono che sia riconosciuto lo status di uomo simbolo e quindi più pagato della squadra (eccezion fatta per Cristiano Ronaldo), tra settembre e ottobre Antun è tornato a Torino per riprendere la negoziazione ma per vari motivi non è stato convocato dalla dirigenza bianconera. Poi è cominciata la ressa di dichiarazioni, il prossimo passo è un nuovo incontro la cui data è ancora da fissare, si ripartirà dall'ultima offerta della Juve e dall'ultima richiesta di Dybala che sono sensibilmente distanti, in attesa di una terza via che a sentire Agnelli non sembra prevista. E per comprendere la confusione e la difficoltà di comunicazione tra le parti, proprio le ultime dichiarazioni spiegano quanto in realtà le versioni siano sensibilmente diverse, considerando come si parli prima di una trattativa sempre viva e poi di una trattativa interrotta causa Covid. Tante verità e qualche bugia. O viceversa.