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Per capire che qualcosa sia andato storto in casa Juve per quel che riguarda il mercato in uscita non è necessaria un'analisi particolarmente approfondita. Una volta archiviata la lunga serie di plusvalenze e di scambi da registrare entro il 30 giugno, nel giorno dell'ufficialità del prestito di Daniele Rugani al Rennes, il conteggio delle cessioni porta la Juve a trarre un bilancio decisamente negativo. Sia da un punto di vista tecnico, perché il mercato in entrata è condizionato per non dire bloccato. Sia da un punto di vista economico, perché si contano ora 3-4 milioni di incasso per i prestiti onerosi di Rugani e Cristian Romero (cui poter aggiungere altri 2 di bonus e un diritto di riscatto fissato a quota 16), altri prestiti secchi (Marko Pjaca, Mattia Perin e Luca Pellegrini, tutti al Genoa) e due risoluzioni di contratto con minusvalenze collegate allo scorso bilancio e parte di stipendi risparmiati in quello in corso (Blaise Matuidi e Gonzalo Higuain). Per il resto ancora non si risolvono i casi Douglas Costa, Mattia De Sciglio e Sami Khedira. Un mercato in uscita complicato per vari motivi quindi. Ma che sta soprattutto presentando il conto già da qualche sessione di alcuni rinnovi proposti e approvati negli ultimi due anni: rinnovi avventati, esagerati, discutibili. Che hanno reso invendibili o quasi tanti giocatori in questo biennio: da Khedira a Rugani, da Mandzukic a Matuidi.

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