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Cambiano i colori, ma Maurizio proprio non sa farlo. In tuta, con il filtro della sigaretta in bocca, e lì costantemente a sbracciarsi. E a sbraitare. E a indicare. E a urlare che li vuole più corti, e che la difesa deve stare più alta anche per accorciare la distanza tra i reparti, fondamentale se si vuole andare via di fraseggio da un pressing lento ma comunque pungente. Questione di meccanismi, chiaramente. Di conoscenza e di feeling che comunque sta crescendo: perché risultato a parte, in dieci giorni Sarri può dirsi soddisfatto del lavoro che sta svolgendo. Ma può dirsi addirittura felice di come i suoi giocatori stiano apprendendo il suo credo. 

ESEMPI SARRISTI - Soprattutto in mezzo, Sarri sta attuando la sua rivoluzione. Vuole che gli scambi siano corti e frequenti, e i primi minuti della Juve contro il Tottenham hanno seguito proprio questo filone. Vanno coperti, però, gli spazi di manovra: perché se con Allegri la scelta era più razionale (e quindi più lenta nella distribuzione della manovra), con l'ex Chelsea il modus operandi diventa pressoché meccanico. Insomma, la Juve ci sta provando, nel bel mezzo di una muta che la lascia spesso nuda e vulnerabile per le ripartenze avversarie, aspettando di oliare i meccanismi. Non a caso, il Tottenham ha approfittato di tre errori nella prima impostazione bianconera. Pungendo sempre il singolo, mai l'aspetto corale. 

VS ALLEGRI - Dunque, una Juve più allegriana che sarrista? Sì e no. Tralasciando la normalità della presenza dei vecchi principi, qualcosina del toscano Maurizio si è vista. Come il pressing alto e il veloce recupero palla, esercizio provato e riprovato dentro le quattro mura della Continassa. Pure in mezzo, soprattutto con Rabiot, la musica è stata diversa: in mezzo si è vista coesione e intensità, uno spartito di coralità che a lungo andare può fare la differenza. Tutti d'accordo che serva tempo, sì. Eppure qualcosa è già cambiato.