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Finora si è scherzato, o quasi. La Juve ha passeggiato in campionato, Ronaldo ha dato un contributo importante (19 gol, 5 su rigore), ma lo scudetto quasi sicuramente sarebbe arrivato anche senza di lui, come del resto è successo nelle ultime sette stagioni. La Supercoppa è tornata bianconera proprio grazie a un gol di CR7, la Coppa Italia se n’è invece andata dopo quattro anni di dominio. Tutto nella norma, insomma: niente di straordinario né di fallimentare.

 

Ora la situazione cambia profondamente: dalla sfida con l’Atletico Madrid si comincia a fare sul serio. Inutile negarlo: dalla Champions dipende il giudizio sulla stagione. Della Juve e di Ronaldo. Anzi: della Juve di Ronaldo. Non sono ammesse sconfitte, non sono accettate eliminazioni. A meno di casi eccezionali, tipo: finale persa dopo essers/ela giocata alla pari. Oppure: esclusione per manifesta avversione arbitrale (è capitato contro il Bayern, ricordate?). Tutto il resto no, a questa Juve non è consentito.

 

Comprendiamo Allegri quando dice: vincere la Coppa dei campioni non è e non può essere un obbligo. Dal suo punto di vista, è un’osservazione doverosa. Se però l’assalto dovesse andare a vuoto, la delusione sarebbe enorme. E la stagione assumerebbe i contorni di un mezzo fallimento. Del resto, se aggiungi a una squadra stellare uno dei numeri uno al mondo (Ronaldo) e un'altra serie di campioni (Cancelo, Emre Can, anche Bonucci), è evidente che quell’obiettivo devi raggiungerlo o quanto meno sfiorarlo.

 

L’Atletico Madrid è un primo importantissimo ostacolo. La Juve è più forte, ma la squadra di Simeone spesso ha battuto chi è migliore di lei. Da una parte c’è un percorso verso la gloria, dall’altro mezzo fallimento. La Juve di Ronaldo è davanti a un bivio. Entusiasmante e spietato.


@steagresti