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Neanche a farlo apposta, mentre la Juve di Sarri se ne andava ignara incontro alla sua prima sconfitta stagionale (era tra l’altro reduce da un pareggio infingardo col Sassuolo), venerdì scorso è uscita sul Corriere della Sera una lunga intervista di Sconcerti a Massimiliano Allegri, che si incentrava -guarda un po’- sul tema del ‘contropiede’. Alla vigilia di Lazio-Juve. Un timing veramente perfetto, oserei dire. Una gufata filosofica pazzesca insomma. La Lazio è infatti una delle squadre più preparate in materia di ripartenze, e la probabilità di passare da profeta era dunque altissima per l’ex allenatore juventino. Del resto Allegri ha ribadito una volta di più il suo credo ben noto, ritornando sui suoi cari ‘argomenti sensibili’. Se l’è presa con Sacchi ovviamente, ma mirava a uno per colpirne cento, mirava ai seguaci del Guardiolismo, tra i quali c’è anche Sarri (“Perché non dovrebbe essere propositivo giocare in verticale, perché dovrebbe esserlo fare venti passaggi di un metro?”). La risposta di Sarri è arrivata parzialmente sul campo, almeno nel primo tempo di Lazio-Juventus, ma forse soprattutto con le dichiarazioni del postpartita, dopo il pesante 3-1: “Una delle prestazioni migliori della stagione come qualità di palleggio e padronanza di gioco”, o addirittura quella più estrema: “Il risultato lascia il tempo che trova.. sono molto più sereno di domenica scorsa”.
 
IL CONTROPIEDE, LE RIPARTENZE – Si può essere d’accordo con Maurizio o con Max (“Il problema è il risultato, cioè la realtà”) da un punto di vista teorico, c’è però un dato di fatto emerso chiaramente da Lazio-Juve: la squadra di Sarri nel secondo tempo ha subito almeno almeno tre ripartenze imbarazzanti. Quella che ha portato all’espulsione di Cuadrado, quella del rigore (poi fallito da Immobile) e quella del gol di Caicedo. Lascerò da parte le ultime due e mi concentrerò sul primo contropiede, in quanto è l’unico occorso in parità numerica.



Sarri ha detto che “c’è stata una mancata applicazione delle consegne ricevute prima della partita, perché il limite dell’area avversaria era scoperto..”. Già, un eccesso di sicurezza. Il colpevole sarebbe stato Dybala, reo di essersi spostato sulla parte destra dell’area in cerca di gloria. Voleva raccogliere un eventuale spiovente e sorprendere così i marcatori della Lazio. Gli è andata male, ma dobbiamo anche aggiungere dell’altro. Va bene la  voglia di tornare in vantaggio (si era qui sull’uno a uno), però così tanti bianconeri a saltare sono già un’anomalia. Chiediamoci il perché di questi 8 uomini sotto la linea della palla, di cui 6 in area. Era una trappola della Lazio che non lasciava in attacco nessuno? Precisamente, sì.  Questo ha fatto abbassare la guardia alla Juventus.



Dietro erano rimasti i soli Matuidi e Cuadrado, ossia una mezzala difensiva e un terzino veloce (ex esterno alto). Erano troppo lontani dall’area, troppo a metà strada fra il correre in avanti e lo scappare. Quasi disorientati dall’assenza di punte avversarie pronte a centrocampo, come di solito avviene sui corner a favore. Poi confrontate l’atteggiamento dei laziali con quello dei bianconeri. Solo De Ligt e Alex Sandro ripiegano forte…



Nessuno ha sottolineato che questo era un banalissimo due contro due. Un due contro due gestito male dai rappresentanti bianconeri. In particolare da Matuidi, che non solo esce fuori tempo ma sbaglia proprio ad uscire. Non legge bene la presenza alla sua sinistra di Lazzari, l’unico reale pericolo nell’immediato, poiché dall’altra parte i rinforzi (il trio guidato da Immobile) sono accompagnati da De Ligt. Se Cuadrado fosse stato più vicino all’area (perché erano così distanti? Cosa difendevano laggiù?) e avesse ostacolato lui Luis Alberto, Matuidi avrebbe potuto occuparsi meglio della corsa di Lazzari. Invece il due contro due non è sembrato nemmeno tale. Poi Cuadrado è intervenuto forse per la prima volta in carriera da ultimo uomo, con la sensibilità di un esterno d’attacco..



ANCHE CONTRO IL SASSUOLO.. – A sentire parlare Sarri di consegne e mancata applicazione delle stesse su calcio d’angolo, mi è venuto in mente il pareggio del Sassuolo all’Allianz Stadium. Nella scorsa puntata dello Scacchiere BN ci eravamo soffermati sulla parte conclusiva dell’azione neroverde. Oggi, dato che il tema è il contropiede, la ripartenza, vediamo com’è nata. Ancora da un corner, sgorgando ancora da quel vuoto al limite dell’area avversaria di cui si è già trattato. E Dybala qui c’entra poco, visto che il primo tempo non giocava. La Juve è messa anche meglio, se vogliamo.   



Ci sono 5 saltatori, in piena norma Sarrista. Stavolta perciò sono 3 gli uomini che vengono lasciati sulla trequarti (Cuadrado, Bentancur e Alex Sandro). I restanti 2, come a Roma, vanno sulla bandierina (Bernardeschi e Pjanic, un mancino e un destro). Il problema però è quel Traorè al limite dell’area. Se sulla respinta casuale di Caputo (angolo calciato malissimo), Bentancur va forte in pressione sul classe 2000 neroverde, Cuadrado lo può sempre coprire.



Ma l’uruguaiano scappa compatto a formare una linea a tre coi due terzini. Scelta non sbagliata ma un po’ troppo remissiva. Il punto però è un altro: l’atteggiamento mentale dei bianconeri rimasti sotto la linea della palla. Come a Roma, soltanto De Ligt è rabbioso nel tentativo di recuperare. Bonucci prima allarga le braccia in area poi parte a scheggia. Gli altri invece sottovalutano il pericolo. Passi per i due attaccanti Higuain e Ronaldo, che mica gli si chiedono queste cose. Ma Pjanic, Bernardeschi e soprattutto Emre Can sono da matita rossa. Se tornate al momento in cui Bernardeschi calcia l’angolo vedrete a che altezza di campo stanno Caputo e Boga (la ditta autrice del primo gol neroverde) rispetto a questi tre juventini. Questi tre rientri sono indice di sufficienza e superficialità. È la stessa approssimazione rilevata nei contropiedi di Lazio-Juve. Va ritrovata un po’ di umiltà, lo spirito di sacrificio a un certo punto della gara sparisce.
 


MA CONTRO IL PARMA.. - E come ho riportato questo esempio, ne richiamo a galla un altro, perché non sembri che Sarri abbia usato l’argomento della ‘mancata applicazione delle consegne’ per coprire una sua colpa (dato che anche col Sassuolo quel vuoto al limite dell’area era presente..). Prendiamo la prima di campionato contro il Parma. Guardate dove si trova Alex Sandro.  



La formula è la stessa: 5 saltatori, 2 alla bandierina, 3 dietro, di cui però uno al limite. Questa è la differenza rispetto al corner contro il Sassuolo. Ed ecco cosa succede: Alex Sandro, sulla respinta del portiere, non solo interrompe un possibile contropiede, ma calcia in porta un tiro che verrà deviato in rete da Chiellini. Basta poco, un po' più di applicazione e concentrazione. Non serve cambiare filosofia di gioco o riprendere a infangare all'italiana, fraintendendolo peraltro, il tiki-taka.