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"Ci sono molte malattie come l'ansia o la depressione che non sono considerate come meritano. È un qualcosa che non ha nome, non ha forma, ma è lì. Consiglio di andare da uno specialista se hanno un problema. Se io parlo con lo psicologo della Spagna? Parlo molto con Joaquín, parlo di tutto… so che è a mia disposizione e per tutti i miei colleghi. Sto bene, ho avuto una lunga carriera per preoccuparmi di quello che la gente pensa di me". La denuncia di Alvaro Morata arriva direttamente dal ritiro della Nazionale spagnola. Arriva come un messaggio forte, contro le critiche, spropositate, forti, infamanti. Sì, perché se l'analisi della partita e degli errori è un dovere, anche e soprattutto della cronaca giornalistica, da condannare sono invece gli insulti apparsi sui social ai danni del numero 9 della Juventus, 7 della Spagna. I suoi concittadini l'hanno fischiato e preso di mira in un paio di occasioni, scatenando la reazione del gruppo spagnolo. Tutti i giocatori l'hanno sostenuto e Luis Enrique in conferenza stampa è stato piuttosto chiaro: "Giocheremo con Morata e altri 10". Come a dire: "Lui è il titolare indiscusso, poi scelgo il resto". Un gesto d'affetto per il suo attaccante, molto apprezzato. Questa frase, unita alle parole di Morata sono oggi in copertina su tutti i giornali spagnoli. Un segnale forte per ciò che non bisogna mai sottovalutare, perché anche i giocatori possono risentirne e soffrire di ansia o depressione. E lo stesso Morata ieri ha ribadito: ​"L'errore dell'altro giorno? Non lo considero grave. Chi capisce il calcio sa che il portiere è veloce nell'uscita. Se sono qui sono obbligato a fare gol e lo accetto. Non so se domani segnerò, ma darò il 200% come sempre quando indosso questa maglia. Le critiche? Le prendo con molta calma. Sono qui dall'Under 17 e non si può piacere a tutti, bisogna accettarlo. Ascoltare poco e lavorare molto".