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Una fra gli sport preferiti di questi ultimi anni è quello di darsi da fare per rovinare le cose belle della vita quotidiana le quali, essendo già poche e rare, andrebbero invece preservate e difese. Una tra le inclinazioni del pensiero comune è quella di trovare di denunciare come strumentale e negativo un evento creato, al contrario, in buona fede e per scopi anche didattici. Si chiama cultura del sospetto e non è certamente motivo di vanto per coloro che amano praticarla.

Sicchè, francamente, non mi sorprende più di tanto ascoltare e le voci e leggere i commenti di coloro i quali criticano, anche pesantemente, la decisione della Juventus di aprire ai bambini e ragazzini delle scuole calcio la “curva” squalificata dell’Allianz Stadium. Le malelingue di professione accusano la società bianconera di voler aggirare l’ostacolo dell’assenza di tifo sugli spalti contro il Genoa con un’operazione buonista e di fatto retorica. Un atteggiamento disfattista che non ha ragione di essere.

Valutandola per quel che vuole essere e per la cifra che merita l’iniziativa dovrebbe, al contrario, essere elogiata e magari perseguita da altre società quando e se si dovesse presentare l’occasione. Certamente molto meglio la curva popolata da bambini piuttosto che non da pupazzi cartonati che erano stati fatti installare dal presidente della Triestina per mascherare, televisivamente, il deserto nello stadio. La Juventus, semmai, dovrebbe fare un ulteriore passo in avanti e aprire le porte di casa non solo agli allievi delle scuole calcio ma anche a tutti quei bambini che, come quelli di Lodi, vengono discriminati ogni giorno e nei luoghi più insospettabili come le scuole.

Detto ciò, per amore di verità e di completezza dell’informazione, è opportuno ricordare che cinque anni fa sempre la Juventus organizzò un evento del genere in occasione della gara interna contro l’Udinese. Ebbene, accadde che durante la partita e a più riprese dalla curva dei bambini si levassero cori non proprio educati diretti verso il portiere della squadra friulana. Tanto che la società bianconera fu costretta a pagare una multa di cinquemila euro per comportamento scorretto della tifoseria.

E’ chiaro che gli stupidi non hanno età. E’ altrettanto vero che spesso i bambini sono portati ad imitare gli adulti e che talvolta compiono gesti o dicono parole senza neppure realmente rendersi conto di ciò che fanno o di quel che pronunciano. Un modo per sentirsi “grandi”, un poco come fumare la prima sigaretta della vita. L’auspicio è che questa volta a nessun “piccolo capopolo” venga in mente di trascinare i compagni nella riproposta vocale delle scelleratezze compiute da “bravi ragazzi” ultras le quali hanno determinato la squalifica. Perché, come sosteneva Pitagora, educare i bambini significa non dover poi punire gli uomini.

@matattachia