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I tre diktat di Allegri sono emersi chiaramente nell'allenamento di ieri, aperto a stampa e tifosi. Il suo calcio passa da tre punti, che Tuttosport riassume così: "1) la qualità deve essere sfruttata nel modo giusto ed è fondamentale; 2) bisogna leggere i momenti, le partite: capire quando è bene aggredire e quando dosare le forze; 3) bisogna entrare nel mood Juventus, nel mood di una grande squadra e pensare che ogni giocata può fare la differenza, e dunque guai a scaricare anche un semplice e banale passaggio con superficialità o leggerezza". 

E non solo. Il quotidiano aggiunge: "Insomma, scavando ulteriormente alla radice, Allegri vuole dei calciatori pensanti ed è su questo che sta insistendo. Non gli interessano degli automi che ripetano a memoria determinati schemi, gli interessano degli “interpreti” che ci mettano del loro e che sappiano di volta in volta scegliere la giocata. Non è un caso che il tecnico livornese intervenga ben poco, durante gli allenamenti: lascia che siano i suoi collaboratori a spiegare gli esercizi, a scandire le manovre. Ma zacchete, al momento giusto interviene per la “pillola di saggezza” che va oltre la posizione che deve tenere X quando Y va da quell’altra parte. E in questo, in un certo senso, risiede la principale differenza rispetto al tipo di calcio che s’era visto (o sperato di vedere, quantomeno a tratti) sotto la gestione di Maurizio Sarri e Andrea Pirlo. A ben pensarci, quelle tre “pillole di saggezza” - o insomma di pragmatismo - di cui sopra potrebbero anche essere lette come le chiavi dell’insuccesso delle ultime due stagioni: errori di troppo, ricerca ossessiva (e sterile?) dell’intensità".