Già, perché questo Derby è stata un'epopea, da qualsiasi punto di vista. Tragedia e commedia, poco cambia, perché le emozioni sono state vissute con partecipazione su tutti i fronti del tifo. E i due ex juventini, stasera, hanno fatto capire il vero significato di ex. Finita, out, game over, insomma. Hanno gettato la maschera, che in tanti hanno provato a mettergli addosso in questi mesi, e si sono rivelati per quello che sono: dei professionisti, dei sinceri professionisti. Infatti, qui non si può giudicare, neppure chiedere a Conte di dire, per esempio, che gli dispiace per "i suoi ragazzi" di averli raggiunti in vetta. Si può solo prendere atto che, quando c'è stato un legame, fa sempre più male incontrarsi, specialmente a quelle altitudini. Non per rimpianto o per rimorso, ma sicuramente vedere l'Inter dov'è fa già abbastanza dispiacere, figurarsi con gli ex al comando.
Infine c'è anche Marotta, meno esposto di Conte quando c'è da mostrare la propria partecipazione alla causa, ma ugualmente agguerrito quando in mezzo al discorso c'è la Juventus. Si sarà sfregato le mani, vedendo la traversa di Christian Eriksen su calcio di punizione, da trenta metri. Un incrocio di pali che, sul mercato, si è trasformato in gol, contro quella Juventus che sempre, nel destino, si ripresenta. Oppure, al gol di Lukaku, altro oggetto del desiderio conteso sul mercato con Fabio Paratici, l'amico che amico non sembra più, come insegna il capolavoro Disney Red e Tobi. Gli juventini vincono il Derby di Milano, si diceva...