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Un errore pesante, un gol altrettanto decisivo, parole da capitano vero. C'è tutto, a momenti persino troppo, nella serata di Danilo, capace di rendersi protagonista su tre fronti diversi all'interno dello stesso match, quello tra Juve e Atalanta. Partiamo quindi dalla fine, o meglio dall'inizio. Anzi, prima ancora dell'inizio, quando il brasiliano - evidentemente sempre più leader dello spogliatoio bianconero - si è presentato ai microfoni dei giornalisti con il consueto spirito da capitano. 

"Abbiamo la responsabilità di scendere in campo e rappresentare questa società. Ci hanno detto di mantenere l'unità di squadra, ed è così che affronteremo questa sfida, ognuno con il proprio ruolo": parole semplici, ma indicative di quella compattezza, di quella solidità interna che la nuova dirigenza ha chiesto alla Juve dopo la botta dei 15 punti di penalizzazione in classifica, che ha sparigliato le carte di una stagione che, in fondo, non stava poi andando nemmeno così male. 

E poi il campo, dove Danilo ha vissuto una serata a due volti. Prima l'erroraccio che ha causato il 2-2 dell'Atalanta, una leggerezza non da lui, che finora è sempre stato il vero pilastro della difesa bianconera. Poi la "redenzione", con un gol di una furbizia rara costruito in complicità con Angel Di Maria, che lo ha aiutato a scrollarsi di dosso il peso della situazione precedente per un finale di partita al suo livello e una sufficienza piena in pagella. 

Ancora qualcosa? Sì, il suo commento sui social dopo il 90': "Purtroppo ho commesso un errore che ha messo in difficoltà la squadra. Voglio ringraziare i miei compagni che sono stati bravi a non mollare un centimetro e hanno lottato fino alla fine! La Juventus non molla mai". Nessuna esultanza per un gol comunque decisivo, solo un "mea culpa", ancora da buon capitano nel pieno della tempesta. E allora, cosa gli vuoi dire? Grazie, Danilo. Per oggi va bene così. Ci rivediamo alla prossima, con lo stesso spirito da lottatore.