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Mai, come in questo bel periodo per noi antijuventini, il neologismo “gufare” è stato usato a sproposito.

Gufare vorrebbe dire, sostanzialmente: incoraggiare la squadra avversaria o che non piace per auspicare che avvenga il contrario. Una specie di rito a metà tra l’irrisione e la superstizione, ormai abbastanza sdoganato da apparire banalmente e leggermente sfottitorio. Niente di più e niente di meno. Non siamo d’accordo, quindi, con i nostri compagni di fede antijuventina che si ostinano a definire gli urli, di gioia, anche aggressivi, dopo l’eliminazione della Vecchia Signora dalla Champions, semplici gufate. No! Le celebrazioni per la sonora sconfitta subita dalla Juventus contro l’Ajax non sono semplici gufate: sono grido di liberazione, affermazione di giustizia, compensazione per tutti i torti subiti! Sono amore per il bello, per il calcio pulito. Sono ristoro per i vinti, i poveracci, i paria. Sono disprezzo contro l’arroganza di chi si crede il più bravo solo perché primeggia da noi, grazie ai soliti aiuti o aiutini, e poi viene regolarmente sbeffeggiato là dove più conta: sulla scena internazionale!

Sarà anche da frustrati gioire per le sofferenze di chi non si ama, però la frustrazione, cari juventini, spesso è indotta sì dalle nostre sconfitte, ma anche dal modo con cui vincete! Domandatevi perché sono tutti contro di voi, con l’eccezione momentanea di quelli della Spal che avete platealmente e inutilmente beneficiato. Non solo i tifosi del Napoli, della Roma, della Fiorentina, del Milan, dell’Inter… Sì: tutti frustrati, ma felici. Forse ci basta poco. Ma questo poco è più del vostro abbastanza! Voi, infatti, siete costretti a non godere che di vittorie secondarie, che non valgono nulla. O quasi.