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Tempo al tempo. E le attese, e le panchine, e i minuti passati a guardare facendo tremare le gambe per la voglia e non di certo per l'emozione. Tutto finito, Moise. Tocca a Kean. Tocca a lui e a lui soltanto. Perché dopo una stagione intera a tenere duro, stavolta l'attaccante classe 2000 infila la maglia e i calzoncini, si prende la pacca sulle spalle di Allegri e guida la Juve 2.0 che da adesso in poi dovrà chiudere la pratica scudetto, benché si tratti fondamentalmente di purissima formalità. Tocca a lui, e toccherà a lui anche dare un segnale. Per il futuro e specialmente per il presente. Perché questo tempo passato a osservare non si trasformi in semplice sabbia finita nella clessidra sbagliata. 

ALLA RICERCA DI UN POSTO - Il futuro di Moise però ha ancora tanti granelli dalla sua parte. Qualcuno è bianco, qualcuno è nero. Segno che il domani assomiglia simbolicamente all'oggi. C'è un rinnovo sul piatto che aveva bisogno di sgomberare un po' il tavolo delle decisioni: come andare avanti, soprattutto dove. Quel ch'è certo è che comunque Kean non vuole scrivere nel suo libro dei ricordi un'altra annata da comprimario. Vuole giocare, crescere, far gol, divertirsi e costruirsi un nome, anche per sfruttare il vuoto di nove in Nazionale. E allora, se è presto per legarsi già ad altri colori, non lo è per caricarsi le aspettative della Juventus sulle spalle: una firma e un rinnovo. Soprattutto, una promessa: da quest'otto marzo, la storia cambi.