Juve-Milan è stata la partita-sintesi dei nostri paradossi e pregiudizi culturali: si sono affrontati due grandi professionisti travolti dallo stesso destino (nell’oscuro mare delle emergenze economiche) pur se per motivi diametralmente opposti. Alla fine Allegri pagherà l’ordinarietà di questa Juve, non i risultati (lo scudetto con Gatti, Weah, Kostic, Locatelli, Iling-Junior e Alex Sandro non sarebbe riuscito nemmeno a David Copperfield): Max ha infatti portato a casa tutto quello che gli era stato chiesto in estate dall’Azienda; Pioli perderà il posto per i risultati, non per il gioco che è stato a lungo tra i più brillanti del campionato".
E ancora: "E allora si fottano i teorici del calcio propositivo che non considerano il valore dei giocatori, i quali non si rendono conto che se l’Europa ci premia con cinque o sei posti in Champions è soltanto per l’abilità non solo tattica dei nostri maestri più collaudati e vincenti Allegri e Pioli sono valori assoluti del calcio: il carrello e la salsa verde dovrebbero accompagnare tanti scienziati della parola esclusivamente a caccia di consensi e ingaggi. Max avrà anche tante colpe: ma Vlahovic, il suo miglior attaccante, ieri non ha tenuto un pallone; il tanto invocato Yildiz ha fatto rimpiangere Chiesa (il turco ha bisogno di giocare e giocare e giocare); non mi è dispiaciuto Weah a tutta fascia e su Leão, e ho trovato azzeccata la scelta di Cambiaso al posto di McKennie, inguardabile a Roma. Pioli non è stato premiato da Leão, né da Loftus-Cheek; Thiaw, Gabbia e Sportiello i più in palla. E ho detto quasi tutto".