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Il paragone vien facile, analizzando la partita di ieri con l'Orobica: Arianna Caruso scorre. Nel senso che si muove, pure veloce, per tutto il versante offensivo: s'accentra per prendere palla, scappa sull'out mancino e imposta la retromarcia quando c'è da stringere i denti. Nel suo tempo in bianconero, qualche tappa l'ha bruciata davvero. Diventando concreta, versatile, devastante in ambo le fasi. 

MARCIA GIUSTA - I vent'anni son sempre giusti. Lo sono soprattutto per crescere, e in qualsiasi ambito. In campo, Caruso ha imparato a gestire la fatica e a dosare il sacrificio. Nessuna scorribanda dettata dal cuore, ma solo tanta attenzione: stare sul pezzo previene e sconfigge inutili surplus. Tutto contornato dall'esperienza accumulata in un anno - lo scorso - in cui i minuti si sono fatti spezzoni, e gli spezzoni son diventati partite. L'inizio è stato in salita, con tutti gli alibi del caso. Poi Caruso ha ingranato la marcia giusta e oggi è un punto fermo della formazione di Guarino. Non era scontato: il duro lavoro non lo è mai. E quel posto se l'è preso correndo, lottando e... sorridendo di tutto. Pure di quanto accadeva extra campo. Non esiste la ricetta perfetta: lei ha solo adoperato quella più adatta. E ha funzionato.