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Comunque vada a finire, e non dovrebbe finire nel migliore dei modi, ci sarà un prima e un dopo il Massimiliano Allegri 2.0 che ha guidato la Juventus. E' stata una fase di transizione, in cui è successo tutto quanto si poteva prevedere e tutto ciò che nessuno, ma proprio nessuno, avrebbe potuto immaginare. 

I traumi in Champions, i singhiozzi in campionato, lo smantellamento del CdA e poi la nuova veste, quella dei giovani, per recuperare il terreno perduto dopo anni a seminare distanze dagli altri. Non è stato poi così fertile, il campo da gioco di Max. Che si avvia verso il finale di stagione con poche armi per la conferma, ma allo stesso tempo con un orgoglio smisurato


La Juventus ha acquisito valore? Cosa dicono i numeri


Orgoglio che lo stesso Allegri giustifica con i numeri - "sulla matematica non c'è opinione", altro passaggio cult delle sue conferenze -, numeri che confermano il senso di fondo del discorso fatto ai giornalisti sul valore della rosa. Il primo: oggi la squadra bianconera vale 8 milioni in più rispetto a un anno fa (dati Transfermarkt). Il secondo: i giovani hanno visto crescere il proprio valore, a volte schizzati alle stelle (Yildiz più 30), a volte di poco. L'unico ad aver mantenuto lo stesso livello è stato Fabio Miretti. Solo Vlahovic si è deprezzato: meno 5 milioni.

E con l'Inter? Beh, il solco è ben più netto. Tra la squadra di Allegri e quella di Inzaghi, la distanza è di 130 milioni (490 Juve e 622 Inter). Un anno fa? Nerazzurri a 567 milioni, bianconeri a 482. Forbice di "soli" 80. Il gap è aumentato, pure in maniera netta.

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