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L’augurio è che, nel corso di questi tre giorni di riflessione reciproca, i dirigenti della Juventus già lanciati nelle operazioni di mercato rinuncino all’idea di ingaggiare Mattia Perin. Sono assolutamente consapevole che una simile riflessione suonerà come un’affermazione altamente impopolare se non addirittura al pari di una bestemmia. Ma sono altresì convinto che l’operazione in corso d’opera per portare il capitano del Genoa in bianconero nasconda rischi di una certa rilevanza che potrebbero tramutarsi, nel corso della prossima stagione, in un danno sia per il portiere e sia per la stessa Juventus.

Perin al di là di ogni ragionevole dubbio, viene indicato legittimamente come il miglior portiere sul quale può fare affidamento il calcio italiano. Indicativo il fatto che il nuovo commissario tecnico azzurro, Roberto Mancini, non ha esitato a indicarlo come l’erede di Gigi Buffon in quella che dovrebbe essere la Nazionale della rinascita. La “giovane promessa” è ormai maturata al punto giusto e anche anagraficamente si trova in linea con la possibilità concreta di poter giocare le sue carte professionali da autentico numero uno titolare della maglia oltreché inamovibile punto di riferimento per i compagni. Come a suo tempo accadde a Tacconi e a Zenga.  Malgrado ciò, almeno inizialmente, Allegri lo farebbe partire dalla panchina perché sul fatto che il polacco Szczesny si sia meritato i gradi del dopo-Buffon non vi sono dubbi.

E’ vero che ormai da qualche stagione tutte le migliori squadre d’Europa praticano la regola dei “due portieri” entrambi forti e affidabili. La Juventus si è adeguata a questa teoria fin dai tempi di Neto e pertanto va cercando il meglio sul mercato, cioè Perin. Ma non è sempre detto che il “meglio” teorico possa poi essere coniugato allo stesso modo nella pratica. Francamente, e forse in questo sono un poco retrò, penso ancora che sia sempre necessario evitare di mettere due galli in un solo pollaio e che, uscendo dalla metafora agreste, la Juve farebbe cosa più saggia ad assicurarsi un portiere di grande affidabilità ma non così autorevole e oggettivamente consacrato come Perin il quale si troverebbe nella curiosa e psicologicamente fastidiosa condizione di essere il titolare in nazionale e la riserva in bianconero.

Naturalmente si può obbiettare che nella Juve non esistono titolari o riserve, almeno ufficialmente così si dice, ma allora a quel punto occorrerebbe parlare di eventuale “staffetta”. Un metodo pericoloso e deprimente  che, nella storia del calcio, ha provocato solamente danni. Specialmente quando di mezzo ci sono due portieri entrambi campioni ed entrambi giovani.