
Juventus, il problema vero è che non si può parlare di calcio
Perché non si può parlare di calcio
E l'ora restante? L'ora restante è stata tutto meno che una partita di calcio per la Juve, alle prese con il disperato (e inutile) tentativo di rimanere a galla tra le rapide di un fiume in piena con la corrente contraria, di non farsi trascinare verso il fondo aggrappandosi ai pochi spuntoni di roccia presenti qua e là. Un caos continuo, in sostanza, che ha consentito alla nave guidata da Gianpiero Gasperini di prendere il largo trascinando dietro di sé i resti della meno solida barca bianconera, ormai affondata, mentre tutto intorno lo Stadium non poteva fare altro che osservare immobile ciò che stava accadendo.
Tornando però a quanto dicevamo inizialmente, il problema vero e più grave relativo alla gara di ieri è proprio che non si possa parlare di calcio. Nel senso che la Juventus ha totalmente abdicato, ha rinunciato a qualsivoglia proposta di gioco alzando bandiera bianca di fronte alla manifesta impossibilità di contrastare la forza dell'Atalanta e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, di non avere le idee abbastanza chiare per poter mettere in atto una reazione degna del nome. E al 10 marzo è oggettivamente un problema, perché significa che in tutti questi mesi Thiago Motta non è riuscito a dare una forma compiuta alla sua squadra ma nemmeno ha imparato la dote dell'adattamento, finendo sempre per riproporre lo stesso modulo, gli stessi (pochi) concetti e gli stessi principi contro qualsiasi avversaria, con un integralismo che non fa bene a nessuno, di certo non a lui.
Non poter parlare di calcio quando si discute di Juventus, comunque, sarebbe un problema sempre. Lo è ancora di più oggi, ché tutto è crollato e il gioco, se solo ce ne fosse uno, avrebbe potuto rappresentare l'unica vera speranza di una ripartenza. Dal campo, che in fondo è ciò che conta davvero.
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