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  • Juventus, il problema vero è che non si può parlare di calcio

    Juventus, il problema vero è che non si può parlare di calcio

    • Benedetta Panzeri
    Teoricamente saremmo qui per parlare di calcio. E allora è anche in questo senso che la partita di ieri sera contro l'Atalanta accende un rumorosissimo campanello d'allarme intorno la Juventus, perché pare chiaro che di calcio non si possa dire niente se non per quanto riguarda la prima mezz'ora scarsa di gioco. Sì, perché la squadra di Thiago Motta ha giocato a pallone - al suo solito livello, con le solite difficoltà - solo finché l'arbitro ha assegnato il rigore (discutibile, sì) per il fallo di mano di Weston McKennie, un episodio che di fatto ha messo la pietra tombale sulle speranze dei bianconeri di provare a competere contro una formazione oggettivamente più forte, almeno dal punto di vista mentale.

     

    Perché non si può parlare di calcio


    E l'ora restante? L'ora restante è stata tutto meno che una partita di calcio per la Juve, alle prese con il disperato (e inutile) tentativo di rimanere a galla tra le rapide di un fiume in piena con la corrente contraria, di non farsi trascinare verso il fondo aggrappandosi ai pochi spuntoni di roccia presenti qua e là. Un caos continuo, in sostanza, che ha consentito alla nave guidata da Gianpiero Gasperini di prendere il largo trascinando dietro di sé i resti della meno solida barca bianconera, ormai affondata, mentre tutto intorno lo Stadium non poteva fare altro che osservare immobile ciò che stava accadendo.

    Tornando però a quanto dicevamo inizialmente, il problema vero e più grave relativo alla gara di ieri è proprio che non si possa parlare di calcio. Nel senso che la Juventus ha totalmente abdicato, ha rinunciato a qualsivoglia proposta di gioco alzando bandiera bianca di fronte alla manifesta impossibilità di contrastare la forza dell'Atalanta e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, di non avere le idee abbastanza chiare per poter mettere in atto una reazione degna del nome. E al 10 marzo è oggettivamente un problema, perché significa che in tutti questi mesi Thiago Motta non è riuscito a dare una forma compiuta alla sua squadra ma nemmeno ha imparato la dote dell'adattamento, finendo sempre per riproporre lo stesso modulo, gli stessi (pochi) concetti e gli stessi principi contro qualsiasi avversaria, con un integralismo che non fa bene a nessuno, di certo non a lui.

    Non poter parlare di calcio quando si discute di Juventus, comunque, sarebbe un problema sempre. Lo è ancora di più oggi, ché tutto è crollato e il gioco, se solo ce ne fosse uno, avrebbe potuto rappresentare l'unica vera speranza di una ripartenza. Dal campo, che in fondo è ciò che conta davvero.



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