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  • Juventus, il gioco non c’è. Ma tutto il resto sì

    Juventus, il gioco non c’è. Ma tutto il resto sì

    • Marco Amato
    Una partita di così difficile lettura che, a dividere, è anche l’opinione di Alessandro Del Piero. Proprio lui che è la figura che più di tutte è capace di unire il frammentato universo Juventus, questa volta raccoglie commenti differenti. Il riferimento è alle parole dell’ex capitano bianconero, pronunciate a Sky, nel post Juve-Psv:
     
    "Che la Juve potesse fare di più ce lo aspettavamo tutti. Anche stasera il PSV per certi aspetti ha avuto più idee di gioco. La Juve è stata brava a stare lì, essere più concreta. Sugli aspetti da migliorare è dura, la concretezza la puoi migliorare, il gioco a lungo andare fai fatica. Partita di tensione. I lati positivi ci sono dal punto di vista della voglia, della volontà".
     
    Come dicevamo, un commento che divide. Il discorso di Del Piero, però, non può essere solo ricondotto ai 90’ più recupero del match contro il Psv. E sul piano del gioco ha assolutamente ragione.
     

    Juventus, manca il gioco

     
    Il pallone al centro, il calcio come unico discorso. Questa l’intenzione comunicativa della rivoluzione operata in estate da Cristiano Giuntoli e Thiago Motta. Oltre la comunicazione, poi, il lavoro sul campo. Lavoro che ha trovato da subito riscontro e l’abbiamo sottolineato in più fasi. La prima Juventus – oltre ad essere radicalmente diversa alla “vecchia” Juventus -, mostrava delle efficaci novità in fase di prima costruzione. Si presti attenzione: “efficaci”, ché dell’estetica importa poco.
     
    Di quella Juventus, oggi, cosa è rimasto? Non molto. Dal punto di vista dell’organizzazione di gioco, infatti, la Juventus ha mostrato qualche passo indietro; quelli che sembravano essere primi segnali positivi, si sono dimostrati fugaci ed effimeri. Per dirla alla Del Piero: a questo punto ci si immaginava qualcosa in più.
     
    Tutto vero, però, non possiamo far finta che non ci siano alibi. Per ampie porzioni della prima parte di stagione, Thiago Motta ha lavorato con un gruppo ristretto e falcidiato dagli infortuni. Colpa di nessuno e colpa di tutti, ma così è impossibile lavorare come si vorrebbe su quello che poi si mostrerà in campo. E si è visto.
     

    Juventus, tutto il resto c’è

     
    Beh, tutto negativo? No, affatto. Una delle peggiori Juventus della stagione regala sorrisi, sospiri di sollievo e, soprattutto, vittorie. Per la prima volta ne sono arrivate tre consecutive (Empoli, Como e Psv) dopo tre prestazioni – tra di loro molto diverse -, non esattamente convincenti.
     
    Ma le note positive certo non mancano. L’ultima Juventus si è dimostrata quadrata, di carattere. Prende gli schiaffi e reagisce, risolve le partite nei finali, si arrabbia e si stringe, poi sorride e si abbraccia. Se le risposte del campo sono ondivaghe, quelle del gruppo vanno in un’unica direzione: lo spogliatoio è unito e rema insieme.
     
    E poi, da non sottovalutare, l’aiuto di chi subentra. L’immagine è quella di Vlahovic che, relegato al ruolo di riserva, entra e lotta su ogni pallone, senza traccia di acredine né distrazione. Quello della panchina – il cui valore, nella partita contro il Psv, è stato calcolato da Tuttosport in circa 200 milioni -, è un tema centrale. La rosa è di nuovo lunga, si può ruotare e far riposare.
     

    A che punto è la Juventus

     
    Altolà a facili banalizzazioni. Soprattutto, bando ad una dicotomia che ha infestato qualsiasi discorso sul calcio e sulla Juventus: gioco e risultato. Chi scende in campo con l’intenzione di “giocare male”? Chi scende in campo con l’intenzione di non vincere? Nessuno. Tutto il resto è, per l’appunto, banalizzazione e facili interazioni.
     
    Come dicevamo, la Juventus non sta giocando bene. Ed è più un discorso di efficacia che di estetica: in difficoltà per 60’ contro un Empoli in crisi, messa sotto dal Como e ancora non sempre brillante contro il Psv. Ma c’è tutto il resto e tutto il resto prima non c’era.
     
    C’è un gruppo sempre più unito, c’è serenità e fiducia – perché le vittorie e la continuità servono soprattutto a questo -, c’è una rosa numerosa. Non c’è ancora l’entusiasmo estivo, ma la prateria può incendiarsi con un cerino e in questo saranno fondamentali le sfide a Inter e di nuovo Psv.
     
    Insomma, l’impressione è che si sia cominciato a costruire il grattacielo senza avere le fondamenta e non si è potuto far altro che vedere il piano ambizioso fallire. Adesso le fondamenta ci sono, qualche muro si comincia a intravedere: il progetto può finalmente iniziare?
     

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