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Atalanta-Juventus di ieri sera è stata tanta roba. Intensa e ricca di episodi proprio come deve essere una finale. Nessuno si è risparmiato in campo e la presenza del pubblico, seppure in numero contingentato, ha completato l’opera garantendo il clima perfetto per una partita di calcio del cui fascino stavamo perdendo il ricordo.

Messaggi e segnali assortiti sono stati lanciati in maniera evidente o subliminale. Il primo tra tutti e il più evidente è stato quello che ha dimostrato l’assoluta inutilità di quella ”Superlega” che, in particolare Andrea Agnelli e Florentino Perez, era stata configurata e progettata come il salvagente universale dell’azienda calcistica internazionale.

Una Coppa Italia, probabilmente, non sarà il massimo della vita sul piano del prestigio ma veder giocare a quel modo una potente squadra come a Juve contro l’Atalanta, piuttosto che non con il Real o con il Barcellona, ha confermato tutto il fascino che possiede il nostro calcio di casa senza la necessità di andare a fare i nomadi per l’Europa.

Detto ciò credo valga la pena soffermarsi su altri particolari messi in mostra dalla partita. Per esempio, la presenza di John Elkann in tribuna con Andrea Agnelli e tutti e due in compagnia delle loro mogli il che offriva un significato di coesione molto domestica e complice. Il presidente della Exor non nelle vesti “controllore” ma di sostenitore del cugino.

L’estasi, unica e inattesa, di Andrea Pirlo il quale per la prima volta si è “sciolto” lanciandosi nel mezzo del mucchio in festa del suoi giocatori. Il momento magico e commovente di Buffon lanciato il aria dai suoi compagni ormai quasi ex a testimoniare che come lui non ci sarà più nessuno. Infine le parole di Chiellini: “Abbiamo giocato e giocheremo sempre per il nostro allenatore”. Tutti elementi i quali spingono ad immaginare la Juventus che verrà.