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La forza del gruppo. Un’espressione che è quasi un mantra, quando si parla di una squadra vincente. Giusto, giustissimo, utilizzarlo in relazione alla Juventus Women che, quest’anno, ha chiuso la stagione con tre trofei italiani: Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. A questo, si aggiunge un percorso europeo strabiliante, andato oltre le aspettative. Uno spogliatoio che è una famiglia, non un modo di dire ma un qualcosa che si può vedere plasticamente in campo, nelle esultanze e nei momenti di difficoltà, così come fuori, attraverso il racconto social delle calciatrici, che passano molto tempo insieme anche al di fuori delle mura di Vinovo.
 
Occorre, però, andare a sviscerare, analizzare, entrare dentro il significato di “forza del gruppo”, per non limitare il senso di questa espressione. Il segreto della Juventus Women, ciò che ha cementato tutto l’ambiente, è una fame vorace, un’inimitabile voglia di migliorare, propensione al lavoro e al sacrificio. Una fame che è propria di chi non ha nulla e vuole tutto. La fame di chi, quotidianamente, deve abbattere a spinta un muro fatto di pregiudizi, frecciate, battutine; di chi ha lottato per il professionismo, per avere garantiti diritti minimi per chi fa l’atleta come lavoro. Tutto questo, poi, si è tradotto nella completa messa a disposizione e fiducia nei confronti dell’ultimo arrivato, coach Montemurro. Non era facile né scontato, dopo aver salutato una figura importante come quella di Rita Guarino, un atteggiamento di questo tipo. Eppure, le bianconere si sono messe a completa disposizione del tecnico australiano, hanno messo nelle sue mani le loro carriere e questo ha portato ad una crescita individuale, oltreché collettiva. La stessa fame, la stessa voglia di migliorare, la stessa maturità, la stessa volontà di far fare un ulteriore passo in avanti a tutto il gruppo: questo ha cementato ulteriormente lo spogliatoio, questo il “segreto” della Juventus Women.