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Un’immagine, per raccontare la serata. Ad una manciata di minuti dal fischio finale Berger, portiere del Chelsea, perde tempo per proteggere il 2 a 1, mentre viene presa di mira dai fischi dei 17 mila presenti all’Allianz Stadium. Cosa dice questo? Primo: è stata partita vera, in campo e sugli spalti. Secondo: le vicecampionesse d’Europa non sono venute a Torino in gita; ma hanno sofferto, fino all’ultimo minuto, rischiando di tornare a Londra con un solo punto in tasca. Un dato appare chiaro, dopo questa serata di gala: un passo avanti in Europa è stato fatto, ed era quello che la società chiedeva a Montemurro, quando è stato annunciato come nuovo allenatore delle Juventus Women.

ILLUSIONI – Farsi delle illusioni non servirebbe a nessuno. Le categorie di differenza esistono, e si sono viste. Dal punto di vista tecnico, come da quello fisico. La strada è lunga, per arrivare tra le migliori 8 d’Europa. Ma il percorso per arrivarci non si costruisce in 4 mesi. Si procede gradino dopo gradino; inciampando - come avvenuto contro il Barcellona, sebbene in amichevole – e salendo, come questa sera. Sì, perché nonostante la sconfitta, le Juventus Women escono dal campo con la consapevolezza di aver sfiorato l’impresa ma, soprattutto, di aver ridotto il gap con le migliori squadre del panorama calcistico europeo. Ridotto, non colmato. Tempo al tempo.

PECCATO – Che peccato! Il coronamento di una serata come questa, sarebbe stato tornare a casa con un punto in tasca. Così non è stato: imprecisione, sfortuna, errori e quello che dicevamo prima: le categorie di differenza. Poco male. Vero, e non potremmo dire altrimenti mentre ci troviamo nel tempio della Juventus, vincere è tutto ciò che conta. Ma stasera, la cosa più importante, ed è necessario ripeterlo, è che la squadra di Montemurro ha capito di poter puntare in alto, e dopo una partita così non può che uscirne rinforzata.