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Un conto sono le storie di una stagione, un altro sono le certezze - e gli uomini - che accumuli a prescindere da ciò che crei in campo. Perché in assenza di canali e di idee, su questo può fare affidamento la Juventus: sul carattere, sull'applicazione. Hanno stretta necessità di ferocia, tutti. Anche per compensare alla disabitudine al dominio. In soldoni: mai come in questa sciagurata annata, il carattere è elemento fondamentale, perché nasconde sotto al tappeto indisponibilità e mancanze tecniche. 

LA REAZIONE - E' ingiusto dare merito solo al click della reazione, sarebbe però inutile inaugurare altri discorsi. Con la Lazio, la Juve ha vinto sui dettagli di partita: dalle seconde palle alla pressione, dalla tenuta difensiva ai chilometri macinati. E una prestazione così vale il doppio se rapportata all'inizio complicato e all'approccio sconclusionato. Kulusevski è rimasto a quell'errore d'appoggio, la squadra invece ha saputo cambiare e ricostruirsi. Dopo un episodio in particolare: il rigore non concesso per il tocco di Hoedt con la mano. Era rigore? Ora non conta più. Perché si è andati oltre la sfortuna, riprendendo - per una volta - il destino tra le mani e realizzando una prestazione d'orgoglio e spinta. 

SERATA MERITATA - Non era scontato. Con questa versione bianconera non può mai esserlo. Da Cristiano alle urla di Chiellini, sono i tre punti più collettivi della stagione: persino la tribuna vi ha partecipato, spinti da una forza inverosimile e da un urlo di rabbia che ha saputo sopperire al silenzio dell'ennesimo spavento. Adesso? Ci si gode una serata meritata, per tanti motivi. Poi? Porto. Il primo dei quattro giorni di passione è scivolato via e si trascinerà sull'entusiasmo di Morata, sugli strappi di Chiesa e sulla strenua tenuta dei difensori. Con una profonda consapevolezza alla base: con il Porto non servirà nessuna impresa. Solo essere Juventus. Questa Juventus.