commenta
Come se fosse incastrata in un loop. Un incantesimo – una maledizione – dalla quale la Vecchia Signora non riesce ad uscire. Un eterno ripetersi: ogni partita fa storia a sé? No, ogni partita è uguale a quella precedente e così via fino a risalire alla passata stagione. Una squadra che tiene il baricentro basso, che quando passa in vantaggio rinuncia a giocare e concede il possesso palla all’avversaria. Arrendevole, mentalmente completamente scarica, una desolazione. Così come è desolante la condizione fisica. La Juve non mette sotto l’altra squadra nemmeno dal punto di vista fisico, eppure nei secondi 45’ sta diventando un leitmotiv il tracollo fisico, i calciatori che si fermano per crampi o piccoli problemi muscolari, medici e addetti del JMedical in preallerta per la mattina dopo.
 
“Vincere è l’unica cosa che conta”, il motto della Juventus. Sembrerebbe necessario ricordarlo, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni di Massimiliano Allegri nel post Fiorentina-Juve. Come si può essere soddisfatti dopo un pareggio contro la Fiorentina? Ok, mancano Pogba e Chiesa e Di Maria è ancora a mezzo servizio, ma gli altri effettivi non sono sufficienti, quantomeno, a impensierire la Viola e non farsi mettere sotto? Che futuro – o presente – può avere una squadra che si affida esclusivamente agli spunti e alle abilità delle individualità? Stonano ancora di più, però, se possibile, le dichiarazioni sulla Champions League: “Psg? Siamo realisti, la partita contro il Benfica è quella che conta”. Frasi giustificabili se provenienti da un club di seconda fascia che in Europa punta a fare bella figura con il sorriso stampato in faccia per l’opportunità che le è capitata. Ma, quindi, la Juventus è diventata una provinciale? Lo si dica a chiare lettere, a questo punto: ridimensionamento.
 
Eppure, alla fine della sessione estiva del mercato, non sembrano essere questi i piani. Finalmente, e qui una nota di merito, la squadra è stata costruita sulle indicazioni di chi la guida dalla panchina. Per adesso, però, i risultati non si vedono. Abbiamo sentito tante volte: alla Juventus non c’è tempo, tutti sono sotto esame. Bene, il processo è cominciato: parola alla difesa, a partire da Parigi.