PERCHE' NO - Partendo con ordine, i profili dei due attaccanti sono molto simili, fiuto del gol, forza fisica, tecnica ammirevole e voglia di lottare su ogni pallone. L'età anagrafica dei due giocatori pende a favore del danese, anche se l'ex attaccante della Fiorentina ha comunque una carta di identità considerevole, se pensiamo che parliamo sempre di un classe 2000 e che ha da poco compiuto 22 anni. A giocare però a favore di Vlahovic è certamente il suo salto di qualità già avvenuto e che tende solamente ad esplodere definitivamente. Infortunio alle spalle, infatti, si prevede un ruolino di marcia differente da parte del numero 9 bianconero, percorso che Hojlund deve ancora avviare. Il centroavanti della Dea è infatti alla sua prima vera stagione in Serie A e soprattutto, non con il peso di una maglia come quella della Juventus, cosa sul quale bisognerebbe scommettere, anzichè investire. E' vero, anche per Vlahovic valeva lo stesso discorso, ma allora il serbo era il capocannoniere del torneo e manifestava già una netta superiorità rispetto ai suoi rivali. Queste motivazioni lascerebbero poco spazio ad ulteriori ragionamenti e indurrebbero chiunque a proseguire con Vlaho, ma ci sono anche altri fattori che spingerebbero, al contrario, a prendere una strada differente.
PERCHE' SI - Se facciamo, infatti, un calcolo su quanto la Juve ha investito per portarlo a Torino e su quale sia stato il reale profitto tratto dall'attaccante, possiamo arrivare alla conclusione che il gigante di Belgrado non abbia rispettato a pieno le aspettative fino a questo momento. Aspettative che sono allo stesso tempo elevate su quello che sarà l'expolit di Hojlund, perchè se è vero che deve ancora fare quel salto di qualità, è altrettanto vero che le chance di andare ben oltre i propri limiti sono elevate. Va fatta poi una considerazione anche sul discorso economico, dato che la base di partenza del club atalantino è di circa 50 milioni, quasi la metà di quello che cheiderebbe la Juve per lasciar partire Vlahovic, ricavandone dunque una plusvalenza di circa 30 milioni di euro e andando a ricavarne circa 50 sul costo complessivo dell'operazione.