COSA VUOL DIRE - E' difficile, adesso, mentre tutta Napoli ribolle d'entusiasmo per uno scudetto forse in tasca e un'emozione comunque storica, mettere in fila due ragionamenti e allo stesso tempo raffreddare la testa. Allegri dovrà provarci, probabilmente saprà come riuscirci, ma mai nella sua carriera ha dovuto fronteggiare una situazione simile, perché mai una squadra si era dimostrata così forte, così nettamente superiore alla Juventus, quando tutto sembrava finalmente sorriso e invece quel sorriso è stata una smorfia di un momento. Otto partite senza subire gol, improvvisamente, perdono il sapore del riscatto e si confrontano esclusivamente con le cinque frecce del Napoli, che nella faretra ne avrebbe avute mille altre e mille ancora ne avrebbe concesso la difesa bianconera. Cosa vuol dire, allora, questo ko? Vuol dire che non c'è posto lassù. L'hanno occupato i più belli e i più forti. Ma la stagione non è finita ed evitare ripercussioni diventa il primo ordine del nuovo anno.
DA ADESSO IN POI - Cambiano, naturalmente, i mini obiettivi a lungo termine. E cambia, nettamente, la sensazione che lascia la Juventus: oggi è ancora fragile, incredibilmente incastrata tra gli eventi, come una barca ancorata alle proprie illusioni che ora rischia di ingolfare il motore se riparte troppo forte. Oggi si rimette in discussione tutto: il futuro legato alla classifica, il domani di tanti giocatori, in particolare quello di Massimiliano Allegri. Mai, nella sua storia, la Juve aveva perso uno scontro diretto rimettendoci pure la faccia. Mai, nella sua storia, la Juventus aveva smesso di essere Juventus nell'arco dei novanta minuti. "Vincerete, vincerete il tricolor", cantano dalla curva azzurra: è il mondo sottosopra e le vertigini, per i bianconeri, ci sembrano così naturali e così sensate. Da adesso in poi cambia lo status di questa squadra: vincere non è l'unica cosa che conta, vincere è diventata quasi un'utopia.