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La frase della serata è stata estrapolata all'esterno dell'Allianz Stadium, a un'ora circa dal fischio d'inizio. Mentre il tifo organizzato è in attesa di concludere l'atto primo della singolare protesta, uno degli ultras più accesi, torso nudo e sigaretta, ammette: "Non sono più abituato". Non lo è nessuno, in realtà. Negli ultimi due anni, almeno, attorno alla Juventus non si ascoltava nessun coro, se non quello fatto al momento e spesso lanciato dai bambini. Ci si era assuefatti ai sospiri e ai silenzi, in una stagione fatta d'atmosfera della partita del cuore. Giusto? Sbagliato? Chi può dirlo. La cronaca imponeva però una riflessione: la spinta non è più esistita, e tutto ciò ha coinciso con una bacheca più vuota. 

LA PROTESTA - Su questa spinta, annusando anche il vuoto di potere, gli ultras della Juventus sono tornati a spingere. A farsi sentire. I vari gruppi si sono incontrati poco prima delle 19 nei pressi degli ingressi C, curva sud. Bandieroni di come non se ne vedevano da anni. Simboli della città di Torino. Il lenzuolo con Gianluca Vialli e la Champions tra le mani, nella notte di Roma. Sembrava tutto come un tempo, e in tempo quel tutto è sembrato un riavvicinamento inevitabile. Pronto a trasformarsi in grande ritorno, coro dopo coro. 

CONTRO LA DIRIGENZA - DA programma, i tifosi avevano organizzato il proprio ingresso al ventesimo del primo tempo. Dopo 45 minuti, ecco i cori, pure quelli pesanti. In particolare, uno direttamente indirizzato alla dirigenza, definita con epiteti non esattamente simpatici, non di certo carini. Segno anche che la nuova linea è pressoché la vecchia. Se cambierà qualcosa, lo dirà solo il tempo. E magari un altro tipo di diplomazia: non quella di stasera.