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Dusan Vlahovic è tornato, finalmente. Sta bene, ha recuperato dalla pubalgia e a certificarlo è Massimiliano Allegri che, contro la Lazio, ha deciso di schierarlo dal primo minuto. La prova dell’attaccante serbo, però, è stata tutt’altro che appariscente, per lo più sterile, sia in fase di finalizzazione che di raccordo tra centrocampo e attacco.
 
Torna, dunque, il vecchio enigma che ha accompagnato la prima parte di stagione: Vlahovic è sopravvalutato, oppure il gioco della Juventus non permette all’attaccante serbo di esprimersi al massimo, di avere occasioni da gol da trasformare? Probabilmente la verità sta nel mezzo: il gioco offensivo della squadra bianconera si affida alle ripartenze, agli strappi dei velocisti, molto più che alla costruzione, al possesso e ai palloni da servire al riferimento centrale. È anche vero, però, che il numero nove di Madama ha ampi margini di crescita quando si tratta di giocare spalle alla porta e far girare la squadra. Non è un caso che il meglio arrivi dall’accoppiata con Milik, ma il polacco per un po’ non ci sarà.
 
Un enigma che deve trovare soluzione. Un equilibrio necessario, per non buttare all’aria un investimento così importante, per non sprecare le qualità di Vlahovic, cecchino micidiale negli ultimi metri e, come abbiamo scoperto, anche da calcio di punizione. Se, però, questo equilibrio non si dovesse trovare, sarebbe sempre più probabile un balzo in avanti nella lista dei sacrificabili della Juve. In un’estate che si preannuncia di sacrifici, Vlahovic è uno dei pochi calciatori ad avere mercato e poter portare nelle casse bianconere un importante gruzzoletto. Una pista da seguire, quindi; d’altronde, il telefono dell’agente non ha mai smesso di suonare.