FINALE FOLLE - In una ripresa per buoni tratti girata sugli spunti della squadra di Spalletti, la Juve aveva conquistato il fortino nel finale. Dai, batti, ridai e ribatti, alla fine erano arrivate due chance in contropiede pazzesche: la prima viziata da un fallo di Milik per l'allungo di Locatelli verso Di Maria, la seconda basata sulla corsa a perdifiato di Cuadrado, che prova a sterzare e a prendersi un calcio di rigore, un appuntamento col destino già notificato al difensore. Non c'è niente. E lì finisce tutto. Tutta l'inerzia di una squadra basata quasi esclusivamente sulle pulsioni nervose, con il solito copione di tenere e poi correre forte, fortissimo verso le punte in verticale. In più, non per sposare lo stile Mazzarri, sullo Stadium si è abbattuto un diluvio universale. Da "si salvi chi può". L'ha fatto Spalletti.
LA CLASSIFICA - Tra le mani, la terza sconfitta consecutiva, ancora patendo un corto muso che sembra un gioco del karma. Ma con il più 15, adesso, non s'intensificano anche le ambizioni della squadra? Intanto la Roma di Mou può raggiungere i bianconeri, l'Inter si è fatta sotto, il Milan tornerà a farlo. S'ingarbuglia tutto, e in più c'è il tema della condizione: no, la squadra non al top. La squadra è ferma. In difficoltà, ora pure preoccupata. Il traffico rischia di giovare a chi avrà più soluzioni. La Juve rischia di averne meno di tutti.