DUE FENOMENI - Avanti e indietro. Da una parte e dall'altra. Comunque, due fenomeni. Se Cristiano ha parlato con la lingua dei gol, De Ligt si è esibito nel repertorio completo: in anticipo perenne sul mondo intero, pure sulle normali difficoltà di un 'debuttante'. Ha lavorato tanto con questa squadra, anche quando la spalla era in fase di guarigione. E s'è visto. S'è visto dall'inizio alla fine. S'è visto specialmente perché ha lasciato l'antiruggine in panchina: non ne aveva bisogno.
DA ADESSO IN POI - De Ligt è tornato in campo con tutte le intenzioni di restarci, a prescindere da ciò che sarà di Chiellini, dal rientro quasi immediato di Bonucci. Al suo fianco, Demiral è sembrato il pezzo mancante, completamento perfetto delle cattive intenzioni che l'olandese gestisce di testa e non di impeto. Sono la coppia del presente, il futuro è una chimera e gli appartiene solo per diritto anagrafico e per i pensieri da abbellire. La realtà, probabilmente già chiara anche a Pirlo, è che difficilmente si potrà prescindere dall'olandese e dalla sicurezza totale con cui trincera la difesa. La stessa con cui Ronaldo sa d'appartenere al tabellino dei marcatori. Ne ha messe otto in campionato, e ne ha saltate pure troppe. Ma quelli sono i vecchi giorni, senza fenomeni e senza posto fisso nella memoria. Si riparte dal talento. E da dove, sennò?