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Lo strumento della clausola rescissoria, nata in Spagna con il Real Decreto n. 1006 del 26 giugno 1985, ha ormai preso piede anche nel calcio italiano. Un meccanismo utile per il singolo atleta, a cui viene permesso di recedere unilateralmente dal contratto con la propria società dietro pagamento di una determinata cifra.

NAPOLI PIONIERE - Sono molti i calciatori della nostra Serie A ad avere già una clausola attiva: nell’inchiesta condotta da La Gazzetta dello Sport sono citate ovviamente quella di Andrea Belotti del Torino (100 milioni di euro), di Gianluigi Donnarumma del Milan (70 milioni), di Ivan Perisic dell’Inter (60 milioni) e di Kevin Strootman della Roma (45 milioni). Vero e proprio “pioniere” del campionato italiano è stato Aurelio De Laurentiis: il presidente del Napoli ha inserito la clausola rescissoria in molti contratti firmati con i top player azzurri. Tutti ricordano i 90 milioni di Higuain, ma anche Lavezzi e Cavani potevano contare su una "via di uscita": e poi Mertens, Zielinski, Rog, Maksimovic, fino ad arrivare a Hysaj.

LA STRATEGIA DI MAROTTA - Strumento utile, dicevamo: in effetti la clausola rescissoria permette di conciliare la libertà contrattuale del calciatore - libero di cambiare datore di lavoro - e del club, che in questo modo si vede indennizzato dal pregiudizio economico subito con la risoluzione anticipata del contratto. Eppure, diventa subito evidente il motivo per cui un dirigente esperto come Beppe Marotta si sia pronunciato più volte contro l’utilizzo di tali clausole. “E’ una follia, non la inserirò mai, perché ti mette nelle condizioni di debolezza”, ha dichiarato a più riprese l’ad della Juventus. Basti chiedere non tanto al Napoli privato nell'estate 2016 del Pipita, quanto alla Roma, scottata dall’addio improvviso di Miralem Pjanic (per cui 32 milioni di euro rappresentano, a maggior ragione dopo la crescita vista in bianconero, un prezzo assolutamente ridicolo). Ma gli esempi potrebbero continuare e aumenteranno nei prossimi mesi, con altri obiettivi della Juve pronti a sottoscrivere una clausola: per Stefan de Vrij della Lazio si parla di 25 milioni di euro, per Faouzi Ghoulam 35 milioni.

IL CASO DYBALA -
Vero è che sempre più club tendono a cautelarsi contro “scippi nazionali” inserendo clausole valide soltanto per l’estero (su tutti, quelle di Belotti e Perisic), ma la sensazione di debolezza citata da Marotta rimane. Questo è anche il motivo per cui, nel recente rinnovo firmato da Paulo Dybala - senza dubbio l’uomo più in vista della Juve a livello europeo - non vi è ombra di una clausola rescissoria. Dalla Spagna si è parlato addirittura di un’offerta da 160 milioni di euro arrivata dal Barcellona, proprio nell’ultimo giorno di mercato, per la Joya. Un tentativo che il club campione d’Italia ha potuto respingere senza particolari affanni, con la garanzia data sì da un progetto tecnico che vede il numero 10 come assoluta punta di diamante, ma soprattutto da un nuovo contratto privo di “stratagemmi”. Un messaggio chiaro, da tradurre in tutto il continente: chi vuole Dybala, è costretto a bussare alla porta di una Juve tutt’altro che magnanima.

@mcarapex