"Se non sono ancora in un club di prima fascia è perché non me lo merito e perché non sono ancora pronto. Che poi il Genoa è un club importante, di Serie A, ed è giusto che io faccia le mie esperienze" ha affermato, indicando tra i suoi idoli Frenkie De Jong e Marco Verratti. Cresciuto dall'Inter nell'accademia milanese di Via Cilea, a due passi da San Siro e da casa, nelle prime tre uscite stagionali con il Genoa Rovella è risultato il giocatore con più chilometri percorsi a gara, 11.771 in media a incontro, ma nella sua umiltà sembra essere ben conscio di essere solo all'inizio della sua carriera, di dover ancora lavorare per diventare il centro della sua squadra.
"Dipende tanto da me: se gioco bene, se gioco male. Quando il mister decide di farmi giocare lo fa a seconda delle mie prestazioni: se gioco bene continuerò a giocare, se non giocherò bene è giusto che stia fuori". E ancora: "A me è sempre piaciuto tirare le punizioni, anche se qua ancora gol non se ne son visti… È una cosa che mi diverte, provo sempre a tirarle in allenamento, spero che prima o poi escano i frutti. Mi piace avere la palla tra i piedi. Quando sono arrivato in prima squadra, però, i compagni più esperti e tutti i mister che ho avuto mi hanno chiesto di giocare più veloce, di tenere poco la palla nei piedi, di darla e poi andare a riprenderla un'altra volta. Insomma: di tenerla poco perché se no poi ti arrivano. E questo o lo inizi a capire oppure…".
Questione di esperienza, dunque, esperienza che il classe 2001 sta guadagnando passo dopo passo con la maglia del Grifone in attesa della "chiamata", quella della Juventus che otto mesi fa ha deciso di puntare su di lui investendo 18 milioni di euro, più i cartellini di Petrelli e Portanova. E a giudicare dal suo inizio di campionato, i bianconeri possono sorridere.